“Ti racconto la politica”

domenica 29 novembre 2015


Le correnti (capitolo 15) La suggestione espone al plagio e certa politica ne approfitta per “imprigionare” più cittadini che può, lasciandoli convinti d’essere liberi.

La politica ha gli strumenti per modellare, gestire e controllare anche l’angolo più remoto della nostra vita; proprio così, anche il più remoto. Non va confuso col cosiddetto “politichese”, ma esiste un linguaggio della politica che si rivolge all’ingenuità della suggestione popolare. Esso adotta il migliore “vocabolario dell’ipocrisia”, insieme a una sorta di ipnosi con cui riesce a presentare certa indegnità, come valore umano e bene della società.

Il termine “correnti” richiama anche al movimento dell’acqua. La metafora si adatta alla realtà dei partiti; infatti, dal più piccolo al più grande di essi, le cosiddette correnti d’opinione e di pensiero si muovono sempre e non mancano mai. “Correnti d’opinione e di pensiero”, è proprio così che le chiama l’accennato vocabolario dell’ipocrisia, mentre le descrive come la ricchezza democratica della molteplicità dei punti di vista intorno a un tema. Si tratta invece della suddivisione in maniacali aggregazioni di potere che si muovono, alla stregua di piccoli fiumi dentro i fiumi, nei grandi agglomerati del potere stesso.

Ogni dirigente periferico di partito, si “riconosce” in una corrente che fa riferimento a un dirigente nazionale e ne fa parte con la sua squadra locale di “uomini di parrocchia”, “nani di periferia”, “delegati”, “pacchettari”, “gestori del voto di scambio” e altri “personaggi” dei quali abbiamo già parlato e parleremo ancora. È in questo modo che dirigenti e squadre locali aggregano le loro acque ai fiumi, grandi e piccoli, delle correnti nazionali. Il capetto locale avrà così la protezione di un capo nazionale che godrà, a sua volta, di più appoggi locali, compresa la scelta dei delegati “eletti” che si porteranno al congresso nazionale dai congressi periferici; il sistema organizzativo è efficace, ma il fine è di salvaguardare e sfruttare individualmente i più iniqui privilegi del potere. L’ostentata gestione unitaria dei partiti, l’uno per l’altro, è una bufala che accompagna da decenni la storia della Repubblica italiana. I partiti politici hanno venduto l’anima e si differenziano tra loro per poco o nulla. Adoperano l’accennato vocabolario dell’ipocrisia, per dare sembianza di dottrina culturale, sociale e talvolta ideologica, alla fogna che sono diventati e per raccogliere i consensi dei cittadini che s’illudono ancora di votarli per presunte affinità di vedute e di pensiero.

Le descritte correnti non arricchiscono di dialettica democratica i partiti, ma arricchiscono sé stesse dei privilegi di un potere ignobile. Con le correnti, abbiamo descritto un ulteriore elemento di coercizione della vita di partito e dei i congressi che, come sappiamo, ricorrono poi al toccasana della messinscena. Chi s’iscrive in un partito per portare il proprio onesto contributo, cadrà facilmente nella pancia della corrente che lo ingoierà per primo. I partiti sono solo degli strumenti; il crimine sta nell’uso che se ne fa.


di Giannantonio Spotorno