“Ti racconto la politica”

I pacchettari (Capitolo 18) Qual è l’intelligenza di un popolo che continua a ripetere che uniti si vince, mentre perde miseramente perché non fa altro che dividersi in mille rivoli? Esisterà chi lo batte nell’incapacità d’impedire che la gestione della cosa politica finisca anche nelle mani d’impostori che intendono l’evoluzione culturale della gente come un elemento che destabilizza i loro privilegi? Decine di milioni di persone sono un grande popolo, poche migliaia di politici malandrini di vario livello, sono comunque un piccolo potere; gli italiani sono un grande popolo che non capisce ancora come opporsi a un piccolo potere. È sotto gli occhi di tutti che l’apparato politico che ci amministra, vada perdendo per strada dei pezzi di consenso popolare; la situazione è però tale da permettere al medesimo apparato di utilizzare fiumi di denaro pubblico per comprare suffragi attraverso la costosa struttura del voto di scambio.

Ciò non ti piace? Non sai difenderti; è così. Nella complessa filiera dei meccanismi che portano al controllo della democrazia e perfino del voto pubblico, i cosiddetti “pacchettari” sono un elemento d’indegna ma determinante importanza. Nel gergo, il termine pacchettaro può sembrare banale, tuttavia si tratta di uno degli elementi che inquinano la democrazia. Per capire cosa sia un pacchettaro, è opportuna una veloce ripassata dei capitoli n. 5 e n. 6, nei quali abbiamo trattato il tema del tesseramento e dei capitoli n. 8 e n. 14, nei quali abbiamo accennato al rapporto tra partiti politici, tessere e territorio.

Ribadiamo l’importanza di intuire bene cosa siano e a cosa servano i congressi dei partiti; diversamente, piaccia o no, non sarà dato di capire come sia possibile pilotare la democrazia. Come sappiamo, i congressi “eleggono” i dirigenti dei partiti; quando arriva la data di un congresso, è già operante da qualche settimana una sorta di “tavolo” intorno al quale si siedono coloro che preordinano ciò che il congresso fingerà poi di votare democraticamente. Non esiste statuto di partito che contempli la figura del pacchettaro, ma il pacchettaro esiste a destra, a sinistra, in alto, in basso e in centro; è ignobile, ma è ovunque.

Ricopre spesso il ruolo di delegato a questo o quel congresso e dà il suo pacchetto di tessere, in dotazione al “capocorrente” al quale fa riferimento. Ogni capocorrente può disporre di più pacchettari e siede, con altri attori dei quali parleremo, intorno al tavolo che preordina i congressi. Fatti salvi gli iscritti spontanei che pur sempre esistono, il pacchettaro fornisce al capocorrente di riferimento, le tessere degli iscritti a “loro insaputa” che trae dagli elenchi telefonici e simili, le tessere degli iscritti già passati a miglior vita che trae dalle lapidi del cimitero e le tessere degli intruppati col voto di scambio. Nel tavolo che preordina i congressi, i pacchetti di tessere hanno peso. Al pacchettaro servono soldi e potere ma, un po’ per volta, scopriremo tutto.

Aggiornato il 06 aprile 2017 alle ore 15:16