Giustizia: un’indecenza

Cari amici! Vi prego, anzitutto, di non dirmi “Mi piace”. Questo è un grido di aiuto. Un aiuto che chiedo a tutti voi per una battaglia contro quello che mi pare (certo c’è sempre qualcosa di peggio) un caso non di “malagiustizia” ma, a dir poco di...

GIUSTIZIA INDECENTE

Oggi vi accenno semplicemente i fatti. Ci torneremo sopra più volte. Ma ciò che oggi scrivo e quello che assai più ampiamente scriverò in seguito è rigorosamente documentato, ammesso e non contestato dai responsabili dell’INDECENZA.

In poche parole (per ora) si tratta di questo. Un giovane FRANCESCO BALDUSSU di Dolianova, nel Cagliaritano, è stato accusato dell’omicidio di un altro giovane ventenne, ALBERTO CORONA, pastore salariato.

È stato arrestato e DETENUTO PER QUASI DUE ANNI. Al dibattimento, per il prodigarsi all’estremo della sua difesa veniva fuori che l’istruttoria era stata di fatto “delegata” dai carabinieri, con il placet del Pubblico ministero ALESSANDRO PILI, ad un “PENTITO” della ‘ndrangheta in Piemonte che aveva “lavorato” con la Procura di Torino che in Sardegna viveva “sotto protezione” (tra l’altro in una casa pagata dallo Stato). Tale ROCCO VARCALLI. Il quale aveva falsificato le prove, arrivando al punto di procurarsi con un espediente (un falso prelievo per un’analisi) del sangue del padre del malcapitato BALDUSSU per sporcare il fazzoletto da far “ritrovare assieme ad una pistola” da presentare come l'arma del delitto. Ed altre prodezze del genere. Baldussu è stato pienamente assolto dalla Corte d’Assise e la sentenza è stata confermata in appello proposto dal Pm.

Anche per l’insistente iniziativa di alcuni organi di stampa, si è proceduto contro il VARCALLI (benché, a quel che sembra qualcuno della Procura di Torino si sia scomodato a recarsi in Sardegna per “raccomandarlo” a quei magistrati per i suoi pregressi meriti pentiteschi e per l’“esigenza” di non mettere in pericolo il risultato di tanta “collaborazione”!). ROCCO VARCALLI è STATO RICONOSCIUTO COLPEVOLE DELL’OMICIDIO ALLE CUI INDAGINI ERA STATO DELEGATO! A questo punto si può dire che, se era stato enorme l’abuso e lo scandalo di quella “delega”, per la quale tutti i deleganti (e quelli che avevano acconsentito l’osceno accordo) dovrebbero, in un Paese civile, essere CACCIATI DAI LORO POSTI, c’era stata almeno una lodevole ed inconsueta disponibilità da parte dei magistrati (e dei giudici popolari) a fare ammenda della mostruosità processuale ed a riconoscere il vero.

MA l’IMPUDENZA DELLA (IN) GIUSTIZIA del nostro Paese è tornata fuori di prepotenza quando i legali di FRANCESCO BALDUSSU hanno chiesto il RISARCIMENTO per i DUE ANNI DI INGIUSTA DETENZIONE. La Difesa dello Stato (si fa per dire) ha opposto alla richiesta, quanto dispone la norma relativa al risarcimento, quella, cioè che il risarcimento è escluso quando il danneggiato abbia col suo comportamento provocato o concorso a provocare l’errore. Ciò perché il povero giovane, (che aveva ritrovato il cadavere dell’Ucciso, si era preoccupato, all’inizio, con prudenza che i fatti hanno dimostrato non eccessiva ed inutile, malgrado la sua innocenza) di fornire, intanto, un alibi ritenuto peró non veritiero dagli inquirenti.

Ma FRANCESCO BALDUSSU NON ERA STATO ARRESTATO PER ESSERSI DATO UN FALSO ALIBI ma per le false 3 “prove” fornite dal vero ASSASSINO SCIAGURATAMENTE DELEGATO ALLE INDAGINI (utilizzando peraltro a tal fine “strumenti” quali registratori, misuratori della glicemia, ecc.). Prove ritenute, manco a dirlo, “SCHIACCIANTI” anche dal Gip che aveva emesso l'ordinanza di custodia cautelare in carcere e dal Tribunale della libertá che aveva di fatto tacciato i Baldussu di essere calunniatori del Varcalli per avere gli stessi raccontato la pura veritá sulla pistola e sul prelievo di sangue. Questi i fatti, sui quali ritorneremo e che sono per la gran parte attestati dalle stesse sentenze, mentre l’altra parte è, comunque, documentata.

SI TRATTA DEL PIU’ CLAMOROSO ED INDECENTE CASO DI ABUSO DEI PENTITI E DI CONFERIMENTO AD ESSI DI FUNZIONI ADDIRITTURA DELLA STESSA MAGISTRATURA. ED UN CASO UNICO DI IMPUDENZA NEL RIFIUTARE DA PARTE DELLO STATO LA RESPONSABILITA’ PER L’ERRONEA PRIVAZIONE DELLA LIBERTA’ INFLITTA AL CITTADINO. E PER UN CASO ADDIRITTURA DI ABUSO DOLOSO. Intanto il cosiddetto “pentito”, assassino e “ultracollaboratore” di giustizia continua a godere del programma di protezione. È a PIEDE LIBERO (la “raccomandazione” del personaggio torinese ha fatto effetto?) e assai probabilmente lo Stato (cioè noi) gli paga ancora l’affitto di casa.

Occorre che TUTTI NOI FACCIAMO QUALCOSA PER DENUNCIARE QUESTO INDICIBILE SCANDALO. Dobbiamo investirne il PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA, il CSM, il MINISTRO DELLA GIUSTIZIA (ammesso che esista). DOBBIAMO IMPORRE AI GIORNALI di non ignorare il caso. DOBBIAMO CHIEDERE AI GIURISTI (VERI O PRESUNTI) di non tacere e di UNIRSI alla NOSTRA PROTESTA.

Aggiornato il 06 aprile 2017 alle ore 14:43