Solo la libertà è il sale della democrazia

Prima di passare ad altro vogliamo dedicarci ad una breve replica, più doverosa che necessaria, al Movimento Astensionista Italiano, contrariato dalla nostra posizione, espressa in un recente articolo pubblicato su L’Opinione, nei confronti di un pericoloso e preoccupante astensionismo.

Al netto delle aggettivazioni usate, che per chi ci conosce sono più risibili che inutili, confermiamo interamente la nostra convinzione sulla necessità che gli italiani escano dal rifugio dell’astensionismo, tornando a votare “come che sia”. Va da sé che nel “come che sia” c’è tutto quello che ci può stare nel rispetto dei diritti e dei doveri, che nell’articolo 1 e, aggiungiamo noi, nel 48 della Costituzione, viene posto e disposto. Detto ciò, per noi che siamo liberali fino al midollo, è piena la libertà per tutti di scegliere una qualsiasi delle opzioni previste in quegli articoli costituzionali, come è piena la nostra libertà di sostenere la partecipazione massiccia e attiva all’esercizio del voto. Lo abbiamo fatto, lo facciamo e lo faremo democraticamente e appassionatamente, sicuri che il vero sale della democrazia sia proprio il sano, libero e civile, anche se aspro, confronto sull’importanza di scegliere da chi farsi governare, visto che per ogni Paese la necessità di un governo più che necessaria è indispensabile.

Per tale ragione e perfettamente consapevoli che l’astensione, seppure negativa per noi, è assolutamente lecita, insistiamo a stimolare i cittadini alla partecipazione attiva e conclusiva al voto, quale unico modo a noi noto, per evitare di dover soggiacere alle scelte politiche fatte da altri. Passando oltre, quello che oggi più colpisce è l’incredibile immobilismo, come fosse uno stato di ipnosi, di tutti quelli contrari a Renzi e ai suoi modi da vero autocrate. A partire dal centrodestra, sempre più confuso e disperso, c’è tutto un grande pezzo d’Italia che , pur lamentandosi e indignandosi di fronte ad uno strapotere e a una serie di accadimenti, che meriterebbero reazioni e azioni di contrasto determinate, appare rimanere imbambolato e inerte. Infatti, sembra che quella vasta fetta d’Italia e ci riferiamo ai sindacati, alla magistratura, ai giornali, alle televisioni, ma anche alle associazioni e alla società civile, che ai tempi di Berlusconi ad ogni minimo segno di decisionismo reagiva come una molla a spinta atomica, oggi con Renzi sia come caduta in una trance cognitiva.

Oggi accadono cose che al solo vederle, sentirle, leggerle, dovrebbero suscitare e scatenare conseguenze ed invece passano lisce come l’olio. Basterebbe per questo pensare ad alcune nomine, incarichi, oppure ad alcuni provvedimenti del Governo, così come alcuni accadimenti o interviste rilasciate su fatti eclatanti, per rimanere sbigottiti dall’assenza di reazioni. Pensiamo alla riforma della Rai, allo scandalo della Banca Etruria, alla vicenda dei Rolex sauditi, agli incarichi delicati affidati all’annuncio, ai conflitti d’interesse veri o presunti di Governo e maggioranza, ai coinvolgimenti opachi che in alcune interviste vengono segnalati dentro le vicende scandalistiche attuali. Eppure niente, nessuna reazione, nessun avviso di garanzia, nessun girotondo, sciopero o bombardamento mediatico a tutta pagina. Con il Cavaliere, al contrario era una tempesta, avvisi di garanzia a gogò per ogni battuta di palpebra, intercettazioni a valanga su tutto pubblicate ovunque, piazze mobilitate un giorno sì e uno no, associazioni e giornali sul piede di guerra sempre e comunque. Insomma, con Berlusconi e la sua maggioranza esisteva uno stato di allerta, una capacità di reazione e d’intervento da allarme rosso nucleare.

Ora, che nei governi a guida Forza Italia ci fossero sbagli, scelte inopportune e talvolta forzature incaute, è vero, ma è altrettanto vero che con questo Governo gli esempi simili e certamente maggiori e più sconcertanti, siano quotidiani e continui. Ecco perché sorprende l’incapacità a mobilitarsi del centrodestra, di tutta quella parte di opinione pubblica che non la pensa come Renzi, di quei settori che dovrebbero allertarsi di fronte ai dubbi e alle opacità. C’è insomma uno strano sonnambulismo, una strana ipnosi politico-mediatica che tradisce incredibilmente il dissenso che pure c’è, l’indignazione che pure si percepisce, la rabbia e la paura che pure esistono in giro per il Paese. Di fronte a ciò, o il centrodestra, i movimenti civici, gli intellettuali liberali e l’informazione libera si risvegliano, unendosi per farsi sentire con una proposta chiara, forte e alternativa, oppure bipolarismo, alternanza democratica, pluralismo, scivoleranno sempre di più nel limbo di una democrazia ferita, zoppa, succube della sua debolezza e in qualche caso della sua ipocrisia.

Il Paese non va come ci vogliono far credere, le magagne vengono coperte e inzuccherate ad hoc ed i rischi, i pericoli sui conti, sulla spesa pubblica, sulla sicurezza, sulla povertà crescente, esistono eccome e la gente seppure in silenzio lo sa molto bene. Le famiglie sono sommerse da liti fiscali con Equitalia, dai contenziosi bancari, da ricorsi sulle bollette di questo o quello, il Sud sprofonda e i consumi e l’inflazione non ripartono affatto perché redditi e disponibilità non crescono. Serve un risveglio del Paese, civico, liberale, democratico e antagonista a questa grande illusione di polvere di stelle che attanaglia, intorpidisce, ipnotizza, spingendo tutti ad accettare troppo fiaccamente una realtà figlia solo degli artifici e delle ipocrisie.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 21:48