La mosca cocchiera dell’Europa

Cercando di uscire dall’isolamento europeo in cui lo ha cacciato la sua dissennata politica di bilancio, il premier Matteo Renzi rilancia con l’ennesima spacconata.

Da vera mosca cocchiera, nell’ambito della scuola politica del Partito Democratico, il Presidente del Consiglio ha nientemeno chiesto di istituire le primarie continentali per scegliere il prossimo presidente della Commissione europea. E giù il solito diluvio di frasi fatte e anatemi di burla contro la presunta tecnocrazia di Bruxelles la quale, a suo dire, non starebbe in sintonia con le aspirazioni della cosiddetta gente. Ma in realtà, al di là degli intenti sbandierati a destra e a manca, l’obiettivo a cui mira Renzi è sempre lo stesso: ottenere altra flessibilità nei conti così da reperire ulteriori risorse da redistribuire in spesa corrente, in modo tale da comprarsi il consenso aumentando il nostro già mostruoso indebitamento. E tutto ciò avviene in un momento di grave crisi per i mercati finanziari, i quali sembrano anticipare l’arrivo di un periodo non proprio felice per l’economia mondiale. Da qui le più che fondate preoccupazioni della “tecnocrazia” europea sui conti pubblici italiani, dato che le ultime e molto stiracchiate finanziarie del mago di Firenze sono state messe in piedi proprio sul presupposto di una robusta ripresa globale. Un ripresa in grado di trascinare al rialzo anche la nostra stagnante economia.

Da questo punto di vista, mi sembra evidente che se si dovessero correggere decisamente al ribasso le stime di crescita per il nostro Paese, l’Italia si troverebbe a fronteggiare un disavanzo pubblico catastrofico, aggravato dalla bomba ad orologeria delle famigerate clausole di salvaguardia, semplicemente nascoste sotto il tappeto dall’Esecutivo dei miracoli. Per dirla in modo semplice, se il Prodotto interno lordo resta inchiodato sui livelli infimi degli ultimi anni, la linea renziana delle mance elettorali è destinata a scontrarsi contro un treno in corsa, mandando in frantumi ogni residua speranza per una ripresa strutturale del sistema.

A questo punto il problema per Renzi è essenzialmente il tempo. Troppo poco per invertire una linea di spesa facile che ben che vada ci farà prendere una sanzione per deficit eccessivo (sempre che - ma continuo ad avere grossi dubbi al riguardo - il machiavello di Palazzo Chigi abbia le qualità per realizzare un completo ribaltamento della sua folle politica), molto sul piano politico interno, perché superare gli scogli posti da qui e le prossime politiche - tra cui le prossime elezioni amministrative e il referendum confermativo sul Senato - con un Paese che rischia di precipitare in un baratro economico e finanziario, è peggio che attraversare l’inferno a piedi.

Aggiornato il 06 aprile 2017 alle ore 16:47