Avanti con il buio

Su signori, su romani e pendolari, su guidatori rabbuiati (in tutti i sensi), abbiate il coraggio di ammetterlo insieme al sottoscritto: per qualche giorno le parole pronunciate, all’inizio dello scorso dicembre, dal presidente dell’Anas Gianni Vittorio Armani, erano riuscite ad accendere un tenue fiammella di speranza nel buio che avvolge tutti coloro che sono costretti - per lavoro o per piacere, è indifferente - a percorrere l’Autostrada Roma-Fiumicino o il Grande raccordo anulare, diabolico anello stradale che, quasi minacciosamente, circonda la Capitale.

Cosa aveva dichiarato, in sintesi, al quotidiano romano “Il Tempo”, il presidente Armani? In primo luogo che “una strada piena di luce è il miglior biglietto di presentazione per chi arriva a Roma da Fiumicino”, poi che riaccendere le luci sulle due importantissime arterie sarebbe costato 50 milioni di euro (grazie alle strutture “vandalizzate dai furti di rame”), ed infine che “la gara per riaccendere l’impianto di illuminazione sulle due grandi strade romane sarà aggiudicata nei prossimi giorni”. Si era, lo ripetiamo, agli inizi del dicembre 2015.

Il problemino (non di poco conto) è che poi, due mesi dopo da quelle dichiarazioni, alla fine dello scorso gennaio, la stampa riportava le dichiarazioni del ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio che ha fatto sapere che, con il bando di gara per l’aggiudicazione dei lavori, c’è stato qualche problema e che l’esito di quella gara potrebbe essere irregolare: tra verifiche, ricorsi ed ulteriori accertamenti, “la gara sarà conclusa, nelle more delle verifiche previste dalla normativa vigente, entro il mese di dicembre 2016”. Da quel momento, sempre che vada tutto liscio, quelle arterie rivedranno la luce verso la metà del 2017: alla faccia del presidente Armani e della logica. Perché il primo avrebbe dovuto almeno fare uno squillo di telefono a Delrio prima di lanciare proclami al vento (contrari alla logica delle nostrane gare di appalto) soprattutto stabilendo tempi di attuazione fuori da ogni razionale ed ottimistica previsione.

La logica porterebbe anche a chiedere ai due signori (Armani e Delrio) perché oggi stanno lì entrambi a sparare ipotesi più o meno surreali, quando quei black-out si sono verificati non proprio due giorni fa. In un Paese normale, questa pantomima sulle trafficatissime strade buie di una Capitale si sarebbe risolto, almeno, con le dimissioni di simili dichiaranti. Da noi, invece, si andrà avanti con il buio.

Aggiornato il 06 aprile 2017 alle ore 17:25