Renzi anti De Gasperi nell’Ue che non c’è più

“Se l’Europa non cambia la sua visione e la sua strategia è finita”, dice Matteo Renzi a Bloomberg, ribadendo la necessità di una riduzione della burocrazia nel cuore dell’Unione europea. È evidente che Renzi ignori cosa stia passando sopra la sua stessa testa. Ovvero la sostituzione della politica, come democrazia partecipata, con una classe dirigente scelta attraverso procedure concorsuali europee.

La democrazia interna a Stati come Italia, Grecia, Spagna, Portogallo e Cipro non interessa a chi gestisce l’Europa politica e bancaria. Di fatto chi popola le cosiddette zone povere dell’Ue è solo un contribuente. Una vacca da mungere. I gestori del potere Ue hanno già iniziato a trasformare Grecia e Italia (poi toccherà anche alle altre zone povere Ue) in Stati cuscinetto d’Europa: terre devolute all’insediamento temporaneo o permanente di profughi. In quest’ottica, l’Unione sta lavorando ad un programma di sospensione del Trattato di Schengen. I vicepresidenti della Commissione europea, Timmermans e Mogherini, hanno redatto (con l’aiuto dei soliti tecnici) il testo che chiede formalmente alla Grecia (quindi al governo Tsipras) di “riprendere il controllo delle sue frontiere”: il testo verrà approvato dal gruppo guidato da Juncker, quindi molto difficilmente la Grecia potrà opporsi alla sua “sospensione tecnica” da Schengen.

Una misura che di fatto pone i cittadini greci nell’Ue di serie B. Perché le nazioni povere sono considerate a forte rischio migrazione non gradita. Soprattutto la misura serve a blindare i confini tra Ue e Grecia prima dell’estate, in previsione della ripresa degli sbarchi. La politica di Juncker dovrebbe tendere a dividere ancor più l’Ue in zone ricche e povere, al confine di queste ultime tornerebbero i controlli alle frontiere. Di fatto la Commissione europea considera la Grecia (a ruota anche l’Italia) non credibile politicamente nelle materie migrazione, banche e grandi imprese (vedasi caso Ilva, quindi siderurgico). Ergo, l’Ue ricca conta di estromettere da Schengen anche l’Italia, perché poco prona ai dettami di Bruxelles. Di fatto l’Europa chiude i corridoi umani italiani e balcanici. E per fingere che tutto vada per il meglio, e sia giusto e giustificabile, è stato chiesto alla Grecia di presentare entro tre mesi un “piano credibile di risoluzione della crisi migrazione”. Ma che il piano sia credibile o meno lo decideranno gli amici di Juncker, e non certo i sodali di Tsipras. Di fatto i controlli delle frontiere macedoni e greche sono già in mano agli agenti Frontex di Bruxelles. Fonti elleniche ci dicono che per i greci sta diventando difficile passare nell’Europa opulenta. Per volontà di Juncker, da domani Atene dovrà essere pronta a riprendersi indietro “tutti i migranti entrati in Europa tramite il suo territorio”, compresi i profughi siriani. Così l’impegno per la riallocazione prevede che 160mila migranti debbano, nei prossimi giorni, abbandonare il Nord Europa e fare ritorno in Italia e Grecia. Ad oggi, dicono i dati, Olanda, Belgio e Danimarca ne hanno accolti solo 279. La selezione dell’accoglienza è rigorosamente dettata da Bruxelles ed influenzata dalle politiche migrazionali di Nord e Centro Europa.

Di fatto Schengen sta collassando, ed i ricchi recitano il gioco delle parti: in quest’ottica il 18 marzo si svolgerà il summit europeo, quello dove Roma e Atene dovranno dimostrare di aver raggiunto il 100 per cento delle registrazioni (oggi siamo all’87 per cento): ma è facile registrare pochi migranti, cosa che succede nel Nord Europa, ben più difficile è gestire la fiumana che attraversa Italia e Grecia. Da questo punto di vista, la reprimenda europea sugli hot spot mancanti all’Italia si tinge di giustificazione, anzi di scusa troppo simile a quella che adduceva il lupo con l’agnello. Nella stessa direzione va la modifica della legge sui “tempi di fermo amministrativo dei migranti”: Bruxelles pretende che dagli attuali 90 giorni si passi ai sei mesi. Un modo per parcheggiare ancor più migranti in Italia e Grecia. Inoltre, la civilissima Ue richiede l’introduzione di una legge che preveda l’uso anche della forza per prendere le impronte dei migranti, ma solo nelle zone povere (Grecia e Italia). Ed a maggio le chiusure provvisorie delle frontiere tedesche, svedesi, norvegesi, austriache, danesi, olandesi, ungheresi, polacche... rischiano di trasformarsi in definitive. Così un danese potrà agevolmente recarsi in Germania, Olanda e Svezia, mentre italiani e greci dovranno tornare ad usare il passaporto. L’Europa sta crollando, proprio sui suoi postulati di solidarietà e mutualità. Oggi a Ventotene rischiano di finirci i migranti, cancellando per sempre il manifesto dei padri fondatori.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:04