“Ti racconto la politica”

sabato 13 febbraio 2016


Concreto e subito? (Capitolo 24) 

Nei capitoli che precedono, sono stati descritti non pochi meccanismi che i partiti usano in totale disonestà; ciò offende il popolo, ma non lo assolve da certe colpe. Per esempio, quando ha creduto di leggere la politica decidendo di vederla in “bianco e nero”, ha fatto un grave errore. Molti hanno pensato d’avere scoperto la teoria del “concreto e subito”, ma in realtà hanno messo il cervello come in una sedia a rotelle, negandogli la naturale possibilità di trasformarsi un po’ per volta in mente.

In una sorta di metafora, hanno snobbato il signor grigio che chiedeva d’inserire le sue sfumature nella tavolozza dei colori ed erano così convinti della loro banale semplificazione, che non hanno ascoltato neppure il signor verde che si avvicinava insieme ai signori azzurro, giallo e altri che avrebbero stimolato maggiore estro. Quei grigi, quei colori e quelle sfumature erano l’intelligenza, la conoscenza, la strategia, l’arte, la cultura, la curiosità, l’umiltà, lo stile, la passione, la pazienza, la competenza e l’ingegno che chiedevano a presuntuosi e narcisisti di non atrofizzare il cervello. Gli “illuminati” del concreto e subito, ripetono col ritmo dell’ossessione che contano i risultati, ma non capiscono quali guai procura la confusione tra i risultati della correttezza e quelli della suggestione e della prepotenza. Il bene del popolo, il rispetto e la democrazia erano i nobili concetti sui quali nasceva la nostra Repubblica.

In essa si confrontavano ideologie che proponevano percorsi diversi, ma che erano accomunate dal senso del bene della società che doveva crescere tra insegnamenti corretti e buoni esempi. Anche lì si cercavano i fatti, ma si puntava a costruire un apparato degno senza scindere i fatti dai doveri della correttezza. Decennio dopo decennio, però, una non meglio identificata concretezza si lasciò ingannare da risultati tutt’altro che corretti. Infinite pagine di storia parlano di questo, ma ciò che è successo si può sintetizzare in poche righe. Giorno dopo giorno, sulla costruzione dell’apparato dello Stato, ha messo le mani un potere che ha preferito vivere alle spalle del popolo, invece di rispettarlo. Tali gestori di quest’infame democrazia, si sono destinati privilegi, ricchezze e vizi d’ogni tipo e oggi, per mantenere la loro cosiddetta “sedia”, non hanno scrupoli a impiegare qualunque prepotenza.

I partiti non rappresentano più l’istanza popolare nelle istituzioni parlamentari, ma sono ignobili strumenti che non pochi politici di ruolo adoperano per vivere alle spalle di un popolo impulsivo e ingenuo che sa rendersi e che è reso sempre più impotente. Se una rielezione, riconferma o rinomina comporta un tot di voti, sarà adottata ogni prepotenza per costringere quel tot di voti all’indirizzo stabilito; se questi sono i risultati, io non partecipo alla loro costruzione. L'istituzione dello Stato e molti sedicenti leader politici, non sono entità trascendenti e non c'è obbligo d'amarli se non meritano stima.


di Giannantonio Spotorno