Pessimismo dei numeri

Puntualmente i numeri danno ragione ai gufi, l’Italia non cresce e per come stanno le cose solo un pazzo potrebbe immaginare che, quest’anno, il Pil possa salire più dell’uno virgola cinque per cento previsto dal Governo. Bene che vada ci fermeremo alla metà che, tradotto in cifre, significa un nuovo buco di oltre dieci miliardi in corso d’anno. Come se non bastasse c’è da mettere nel conto che l’eventuale flessibilità concessa dalla Ue, ovviamente, andrà recuperata e varrà più di altrettanto; per non parlare del Fiscal compact che da solo conta oltre il doppio della somma dei due buchi precedenti. Dunque, parliamo di una voragine dei nostri conti che, nel migliore dei casi, arriverà a scadenza nel corso del 2017, dove oltretutto sono previste le attivazioni di salvaguardia sull’Iva.

Gufi? Detrattori? Pessimisti per mestiere? Fate voi, ma il quadro tracciato, seppure sinteticamente, è quello in cui il Paese si ritroverà entro il prossimo anno, che piaccia oppure no. Anzi, aggiungiamo che dal bilancio sono escluse variabili legate alle scelte che si faranno sull’eventuale intervento militare in Libia, quale che sia. Va da sé, infatti, che se ci fosse un’azione delle forze armate costerebbe al Paese una somma tra l’uno e i due miliardi di euro a seconda del tipo e della durata. Inoltre, in questo scenario non è contemplata la conseguenza sui mercati della cessazione del Quantitative easing che, con tutta probabilità, arriverà entro la fine del 2017 (Draghi permettendo). Quello che poi potrebbe capitare allo spread sui nostri titoli di Stato, nel momento in cui la Banca centrale europea decretasse lo stop totale o parziale ad una politica monetaria tanto accomodante, è, infatti, imprevedibile, ma certamente saranno dolori. In mezzo a tutto ciò, e cioè tra ora e la fine del prossimo anno, c’è l’esame della Ue sui nostri conti, la tenuta di un sistema bancario chiaramente in difficoltà e un Paese, l’Italia, che boccheggia di tasse, lavoro e sviluppo per quanto è stato devastato a forza di ruberie, sperperi, scandali e spesa pubblica incontrollata.

Gli italiani sono sommersi di cartelle fiscali, rateizzazioni e contenziosi, e grazie alla Legge Fornero non possono accedere alla pensione alla quale avrebbero avuto diritto; i giovani, specie al Sud, partono o si chiudono in casa disperati per mancanza di prospettiva. Girando la penisola dalle Alpi alla Sicilia si riscontrano tensioni, esasperazioni per criminalità ed immigrazione, indignazione per i disservizi pubblici e una rabbia crescente per la politica, il fisco e l’Europa.

Stiamo scrivendo follie? Stiamo raccontando sciocchezze? Stiamo parlando di cose che vediamo solo noi? Fate voi, ma sinceramente la situazione più o meno è proprio questa e non si tratta del bicchiere mezzo pieno, si tratta di nodi che arrivano e arriveranno al pettine. Del resto la gente non ha bisogno dell’Istat per capire come vive e come tira avanti, non ha bisogno dei report degli analisti, soprattutto se forniti “ad usum delphini”. Alla gente basta tirare le somme dei conti di casa, guardarsi intorno, parlare con gli amici e sentire altra gente.

Il Governo, però, insiste nei suoi annunci trionfali e vincenti e ipocritamente fa finta di non vedere, insomma, continua a nascondere quello che tutti oramai da tempo hanno visto e capito. Nasconde a prescindere. Nasconde perfino le primarie taroccate delle prossime amministrative, nasconde, anche nei casi più drammatici, le figuracce sul piano internazionale, i flop delle sue scelte e la sua incapacità. Anche noi da bambini giocavamo a nascondino, ma stavamo nei cortili, avevamo dieci anni e al massimo rischiavamo la merenda, ma con l’Italia e il futuro di sessanta milioni di persone giocare così, è davvero vietato.

Aggiornato il 06 aprile 2017 alle ore 17:19