Droga per non tagliare la spesa corrente

Il responsabile economico di “Italia Unica”, Riccardo Puglisi, ha rilasciato una interessante intervista in merito all’ennesima ondata di liquidità immessa dalla Banca centrale europea di Mario Draghi. In particolare, in tema di rischi concreti, Puglisi ha detto che Draghi “cerca di aiutare il ciclo economico in Europa, cerca di far sì che il denaro sia poco caro, anzi per niente caro, soprattutto per le banche che prestano alle imprese. Fa bene in termini di dare liquidità al sistema. Fa anche bene ai governi perché fa ripartire l’economia monetaria. Ma dall’altro verso, può far male. Vi spiego. Sta dando una scusa per posticipare gli interventi strutturali, per esempio nel caso italiano questa mossa può posticipare la presa di coscienza che occorra fare la spending-review. Questa politica monetaria molto accomodante può viziare i governi: nel breve termine aiuterà, nel lungo potrebbe condurre ad aspetti negativi”.

  E ciò, mi permetto di aggiungere, risulta ancor più reale nel Paese di Pinocchio, in cui scadenze elettorali piuttosto ravvicinate rappresentano una formidabile tentazione per allentare i cordoni della disastrata borsa del bilancio pubblico. Proprio la critica situazione dell’economia italiana, checché ne dicano le cicale al Governo, sta mostrando i limiti delle politiche espansive della stessa Bce. In soldoni, se questi poderosi stimoli monetari, uniti ad un calo eccezionale delle materie prime, hanno permesso una crescita del nostro Prodotto interno lordo che è a malapena metà di quello relativo alla media europea, ciò dimostra che se “il cavallo” non beve non basta sommergerlo d’acqua per farlo correre.

L’economia italiana, come ci sforziamo di ripetere fino alla nausea, vive costantemente ai margini di un colossale buco nero che il mio amico Oscar Giannino definisce spesso Stato ladro. Uno Stato ladro ipertrofico che assorbe e redistribuisce una quantità di risorse prodotte incompatibile con qualunque tentativo di una ripresa strutturale del sistema. E checché ne dicano i proclami sulla nostra presunta ripartenza espressi a raffica dal Pinocchio che occupa la stanza dei bottoni, finché non si metterà finalmente mano ai gangli principali della spesa corrente, riducendo contestualmente una tassazione demenziale, i nostri problemi strutturali sono destinati a peggiorare. Altro che chiacchiere.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 21:59