Il ballo in maschera

Che nel centrodestra ci sia qualcuno (nemmeno pochi) pronto ad attaccare Matteo Renzi, perché senza alcun pudore difende Denis Verdini in ogni occasione pubblica, oggi viene più male che mai. Il Premier fa la sua, ben sapendo che senza il sostegno di Ala il suo Governo non avrebbe chance di sopravvivenza e dunque non si fa scrupolo né di coerenza politica né tantomeno di tattica elettorale. Quello che viene particolarmente male oggi, dopo la confluenza di Forza Italia nella lista Marchini, è l’affondo sulla spregiudicatezza di un Premier che, pur di andare avanti, accetta di buona lena qualsiasi sostegno. Verrebbe da dire da che pulpito viene la predica, dato che su Roma Forza Italia per sostenere Alfio Marchini non si è fatta scrupolo di entrare in una lista il cui appoggio va dall’ex Partito Democratico a Fini e Alemanno, passando per il Nuovo centro destra fiero sostenitore di Renzi e del Governo. Insomma, dopo questa scelta, prima di attaccare Renzi su questioni di coerenza e opportunismo, Forza Italia dovrebbe andarci molto ma molto piano e non si dica che Roma è un fatto locale.

La Capitale è tutto fuorché un fatto territoriale e tutti sanno che vincere o perdere su Roma ha un peso sulla politica nazionale e sulla composizione degli schieramenti elettorali. Ecco perché forse prima di scaricare Guido Bertolaso a favore di Alfio Marchini sarebbe stato meglio non solo pensarci un po’ di più, ma soprattutto considerare con chi si andava a fare squadra. Detto questo e considerato che in Italia purtroppo la musica non cambia, il problema di far nascere un polo alternativo a Renzi è più aperto che mai. Va da sé, infatti, che la base non potrebbe mai essere quella della lista Marchini, perché un’area moderna, nuova, liberaldemocratica, laica e civica, non può fondarsi su reduci e sopravvissuti della politica. Se anche infatti si volesse partire da un’impostazione lib-lab, da tutt’altri gruppi di riferimento si dovrebbe iniziare, soprattutto considerando che in Italia davvero troppi personaggi sono triti e ritriti. Non è solo una questione di età, perché maturità e gioventù per noi è giusto che viaggino insieme, ma di realismo politico e modo di vedere le cose in prospettiva.

Dunque non ci uniremo a chi nel centrodestra attacca Silvio Berlusconi perché troppo vecchio per essere ancora utile e presente, il Cavaliere lo critichiamo per ben altre ragioni che quelle anagrafiche. Berlusconi, infatti, se volesse potrebbe davvero dare un grande contributo alla nascita di una rivoluzione culturale liberale e democratica, non fosse altro perché è stato il primo a tentarla. Tentativo appassionante che, purtroppo, è fallito proprio a causa di certe compagnie alle quali il Cavaliere ha sempre dato colpevolmente retta, traendone in cambio forse vantaggi, ma sicuramente più fregature. Oggi però la situazione è cambiata e la gente è veramente stanca di certi balli in maschera da una parte come dall’altra e nei cittadini la voglia di qualcosa di nuovo e coerente è forte e ineludibile. Del resto gli stessi grillini continuano a crescere non solo per la protesta verso gli scandali e le vergogne della politica, ma anche perché almeno fino ad ora hanno saputo mantenere una coerenza che in Italia è in via di estinzione.

Ecco perché un movimento antagonista a Renzi, al cattocomunismo, all’ipocrisia socio-clericale, non può che partire da basi e da nomi diversi e veramente liberi. Certo che così servirà più tempo, perché la rinuncia al sostegno di alcuni fossili della politica qualche voto e qualche supporto lo toglie, ma quando si pensa al futuro non bisogna mai avere fretta. L’Italia da quando è nata la Repubblica è stata vittima del binomio Democrazia cristiana e Partito comunista italiano, un’accoppiata che senza farla troppo lunga ha tagliato le ali all’opzione liberaldemocratica di stampo einaudiano. Questa mancanza e questo impedimento hanno consentito lo sviluppo del cattocomunismo, del socialismo reale all’italiana, dello statalismo clerico-buonista, del sindacalismo politico prendi-tutto, insomma, hanno fatto crescere l’albero storto che conosciamo e purtroppo paghiamo salatamente. Ecco perché ci serve un’opportunità nuova e liberale che non sia né un ballo in maschera, né un inciucio, né una larga e ipocrita intesa.

Solo così l’Italia potrà cambiare, solo mettendo in campo qualcosa che non c’è mai stato, solo creando un polo di centrodestra in stile anglosassone, liberale e civicamente democratico potrà esserci alternativa e prospettiva. Altrimenti continueremo ad assistere a un’infinità di balli in maschera, ma l’unico a esserne felice sarà Giuseppe Verdi, che pure per ironia della sorte non fu solo uno straordinario compositore ma anche un vero e grande politico liberale.

Aggiornato il 06 aprile 2017 alle ore 17:25