A proposito di Rai

Concordiamo con la posizione di Renato Brunetta che si scaglia contro la Rai e contro Massimo Giletti a proposito dell’intervista a Matteo Renzi sull’“Arena”.

Il problema Rai è più grande che mai e in aggiunta alle critiche del capogruppo di Forza Italia segnaliamo quello dell’incredibile quantità di super dirigenti esterni che il direttore generale Campo Dall’Orto sta assumendo. Ora, che Renzi si fosse fatto una riforma della televisione pubblica a suo uso e consumo era chiaro, ma che si arrivasse ad un’invasione di assunzioni dall’esterno, francamente no. Qui non si tratta solo di mortificare la professionalità di tanti che da sempre lavorano con successo all’interno della tivù pubblica, ma di non considerare che il denaro profuso in abbondanza per i compensi agli esterni sia pubblico.

Dunque, viene spontaneo chiedersi: “Come mai Campo Dall’Orto ritiene che all’interno della Rai vi siano competenze tanto scarse da rendere inevitabili così numerosi ingressi?”. La risposta alla questione riguarda ovviamente una moltitudine di soggetti, dai sindacati interni, al Cda, alla Commissione di vigilanza, ma anche e soprattutto alla Corte dei conti che, oltretutto, è presente stabilmente in Rai per i controlli di bilancio.

Non è infatti cosa da poco conto la somma di tanti compensi per altrettanti incarichi. Ci auguriamo, dunque, che il problema sia affrontato con l’attenzione che merita, anche perché si avvicina il tempo di ulteriori nomine di grande rilievo per l’assetto delle varie testate della Rai. Ora sia chiaro, i nuovi e vasti poteri che la legge affida al direttore generale gli consentono certamente tanto, però da qui a smantellare un’intera catena di comando per sostituirla con un’altra, forse ce ne corre. Del resto, è proprio su un’azienda importante e delicata come la Rai che bisogna fare attenzione, l’informazione pubblica è materia troppo strategica per essere trascurata.

Certo, se altrettanto fosse accaduto con Silvio Berlusconi Premier... apriti cielo, girotondi, scioperi, gazzarre parlamentari si sarebbero sprecate. Ma, incoerenza e ipocrisia a parte, il problema resta ed è lecito sollevare dubbi e perplessità. Che poi la Rai abbia bisogno di migliorare, aggiornarsi, specializzarsi sempre di più è innegabile, ma siamo convinti che all’interno le professionalità in grado di promuovere questo processo esistano eccome. Per questo forse un più giusto equilibrio fra valorizzazione del capitale umano esistente e l’apporto di esperienze nuove sarebbe il miglior modo per far crescere il servizio pubblico. Le prossime tornate di nomine rappresenteranno un decisivo banco di prova per capire se la volontà del Governo è quella di rilanciare la Rai oppure più semplicemente di occuparla e basta a suo uso e consumo.

Aggiornato il 06 aprile 2017 alle ore 17:28