Referendum: Renzi e i “toni da smorzare”

Un altro appello di Matteo Renzi, un’altra contraddizione, un’altra bugia. Certi “appelli” di Renzi sembrano piuttosto delle “disposizioni per i media”, qualcosa di simile alle “veline” del ventennio fascista.

Questa volta il Presidente del Consiglio-segretario del Pd raccomanda di “smorzare i toni” delle polemiche sul referendum costituzionale. Che significa “smorzare i toni”? Dovrebbe significare “parlarne pacatamente”, “ragionare”.

Ottima cosa, solo che i toni li ha alzati lui ed i suoi, con il suo “se vince il No, me ne vado” e con una serie di vituperi nei confronti di “quelli del No”. Le cose devono andare maluccio in termini di sondaggio per l’ex Boy scout. Da quando ha dovuto prendere atto che quel suo “sennò, me ne vado” si traduceva in un autolesionistico invito a non perderne l’occasione, Renzi sembra puntare sul “parlare d’altro” ma, soprattutto sull’invito agli avversari a non fare, non dire, non sottolineare quanto gli nuoce.

E poiché gli avversari non stanno certo ai suoi ordini, questi suoi “inviti” sono altrettante “veline” di disposizioni ai media che ai suoi ordini sono proni, a smorzare le voci del crescente movimento per il No. Che Renzi possa contare sull’appoggio di gruppi economico-finanziari- giornalistici non sono io, non siamo noi a dirlo. Basta ricordarci di quel che ha scritto in uno dei suoi struggenti atti di fedeltà a Renzi, Claudio Cerasa, il successore di Ferrara a “Il Foglio” che, malgrado il suo attuale fanatismo, è tutt’altro che sprovveduto. Egli indica i rapporti con quei tali ambienti economico- giornalistici come la carta che resta in mano a Renzi. “Abbassare i toni” significa, dunque, abbassare il volume quando parla l’opposizione.

In realtà la paura di Renzi è proprio quella che “si ragioni”, che si parli di che cosa è e che cosa comporti sul piano del funzionamento di uno Stato che voglia continuare a definirsi democratico e liberale quel gran pasticcio che si vuol far passare per una riforma. Credo che oramai quella solenne sciocchezza del “nuovo è bello” che doveva divenire lo slogan del Sì, abbia finito per essere compreso per quello che è dalla gente: un modo di parlar d’altro, anzi, di non parlare di ciò che è da giudicare. Il cosiddetto “Fronte del No” che, come ho scritto altre volte è necessariamente policentrico, perché il diritto di rifiutare le baggianate non si può negare a nessuno e ragionare è diritto ed obbligo di tutti, indipendentemente dalla loro collocazione politica, ha oggi un problema ed un compito: imporre l’esigenza di ragionare, come ci suggerisce Pasquino, e di far circolare tutte le analisi puntuali delle incongruenze della cosiddetta riforma, mettendo in comune la capacità di ragionare ed il prodotto del ragionamento. Rompere, con l’uso dei mezzi di informazione incontrollabili dai “padroni del vapore” più o meno “etruschi” ed amici e compari di Renzi, il silenzio sul “ragionare” da essi imposto.

Penso, ovviamente ad internet, con cui si può in qualche modo superare il silenzio, magari camuffato da “abbassamento dei toni” che oggi è nell’interesse di Renzi di imporre a chi a ragionare non ha rinunziato. Io, vecchio decrepito, credo di fare la mia parte. A tutti gli amici chiedo di non esprimere il loro apprezzamento su quanto vado scrivendo, ma piuttosto, se ritengono validi gli argomenti, di farlo circolare, facendo ogni sforzo a tal fine. È una battaglia, anzitutto, contro il monopolio dell’informazione, specchio del monopolio del potere insito in questo “ambiguo” “Partito della Nazione” e sulle sue cosiddette riforme.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:00