Siamo tutti Striscia la notizia

venerdì 27 maggio 2016


Se qualcuno poteva avere anche un minimo dubbio sull’inesistenza del cosiddetto “fisco amico” con la denuncia di Striscia la notizia, attraverso i suoi servizi sugli abusi fiscali, certamente se li sarà tolti. Sia chiaro subito, il concetto di fisco amico, non esiste da nessuna parte del mondo, non c’è posto sul pianeta, infatti, ove i cittadini stappino champagne mentre pagano ciò che è dovuto allo Stato. La differenza però, tra l’Italia e tanta parte del resto dei Paesi è grande, per non dire di più. Innanzitutto quasi ovunque il sistema è infinitamente più semplice e concettualmente meno aggressivo, il patto fra Stato e contribuenti è chiaro nei diritti e nei doveri di ciascuna delle parti.

Non solo è chiaro e sostanzialmente equilibrato nei rapporti di forza, ma si parte dal principio che sia lo Stato a dover provare la colpevolezza del contribuente e non quest’ultimo la sua innocenza e già questo fa capire quanta differenza, in termini di civiltà fiscale ci sia. Come se non bastasse, solo in Italia succede che la gente per quantità, qualità di tributo, oltreché cervelloticità di calcolo, sia costretta a rivolgersi anche nei casi più elementari a ragionieri o consulenti, sopportando un costo teoricamente ingiusto.

In aggiunta a tutto ciò, solo da noi la macchina pubblica, per mantenersi in piedi, è obbligata ogni anno a mettere mano al sistema impositivo con incrementi, modifiche e quant’altro, tali da rendere tutte le volte l’elaborazione della dichiarazione diversa da quella precedente. Tanto è vero che quando capita di parlare di fisco con qualche esperto americano, inglese o francese che sia, inorridiscono al racconto di come funzionino le cose in Italia. Ma se tutto ciò non fosse sufficiente a capire il perché da noi i contribuenti sono esasperati, per spiegarlo meglio, alla prima parte del ragionamento sommiamo la seconda, che è una vera e propria istigazione alla rivolta.

In Italia, infatti, il sistema della riscossione gestito da Equitalia da anni si basa sull’invio a raffica di milioni di cartelle, che si riversano sulla testa della gente non curandosi del fatto che, molte di queste, siano inesatte, sbagliate, non dovute, tanto che il termine “cartelle pazze” è stato coniato solo da noi. Inoltre le leggi che, al limite del costituzionale, consentono all’Ente di riscossione di fare strame di tutto, prevedono che l’importo eventualmente omesso tra multe, sanzioni, interessi, possa arrivare a raddoppiarsi o quasi.

Va da sé che ritrovarsi a pagare il doppio del dovuto, avendone omessa la regolarizzazione per i motivi più disparati, non facilita certo la soluzione del problema, anzi, il più delle volte lo drammatizza tristemente. Anche perché tra le tante norme draconiane a favore del fisco, c’è quella di poter far scattare, spesso all’insaputa del contribuente, pignoramenti, ipoteche, blocchi, provvedimenti “tout court”, che gettano letteralmente nella disperazione. Inutile a dirsi come ci si possa sentire quando tutto ciò accade addirittura per un errore del fisco e non del cittadino, perché una cosa del genere da noi è piuttosto frequente, visto che le amministrazioni tra loro non si parlano o lo fanno male. Da ultimo, come ciliegina sulla torta, il senso delle tasse, che, ovunque e giustamente, servono soprattutto a rendere servizi di qualità alla gente, ma in Italia, invece, si trasformano in disservizi spesso vergognosi. Per carità di patria poi, omettiamo di parlare degli scandali e delle ruberie che si compiono quotidianamente a danno dei denari dei contribuenti e che hanno reso l’Italia uno dei Paesi più indebitati al mondo.

Arrivare a denunciare Striscia la notizia, perché testimoniando una situazione a dir poco esplosiva, di ingiustizie, errori, abusi, prevaricazioni, del fisco sui cittadini, li istigherebbe al male, è davvero paradossale. Tutti sanno quale sia la situazione in Italia fra fisco e contribuenti, tutti sanno dell’enormità dei contenziosi, tutti conoscono la quantità enorme delle liti e dei ricorsi, sanno che il rateizzo da solo non può essere il rimedio risolutivo. Per questo, da tanto tempo diciamo che servirebbe una pacificazione, un provvedimento cioè che in modo ragionevole e possibile, consentisse a tutti di chiudere ogni pendenza pregressa, una volta e per sempre. Del resto la gente si chiede perché lo si faccia per chi ha nascosto i suoi tesori all’estero (voluntary disclosure) e si insista nel non farlo per tutte le altre pendenze di milioni e milioni di cittadini.

Dunque e per finire, il problema non è di denunciare Striscia la notizia, che fa il suo dovere, testimoniando un disagio sociale che è fortissimo, diffusissimo e lampante nei rapporti fisco cittadini, ma di ricondurre tutto dentro un alveo di sana collaborazione fra Stato e contribuenti. Per riuscirci non servono le guerre e le denunce, anzi, come non serve di inasprire ancora di più il clima con minacce di persecuzione fiscale, serve solo di studiare un provvedimento giusto e ragionevole, che ripulisca il groviglio pazzesco esistente e consenta di ricominciare con un patto nuovo e condiviso fra fisco e popolazione. Finché non ci sarà, esisteranno mille Striscia la notizia, come mille trasmissioni pronte a dare voce alle giuste proteste dei cittadini, ecco perché bisogna mettersi intorno a un tavolo a ragionare. Pagare le tasse è giusto e doveroso, combattere l’evasione altrettanto, ma farlo con la guerra e nel mezzo di un groviglio come quello fiscale italiano, non solo non porterà nulla di buono, ma farà nascere nuovi e più agguerriti testimoni di ingiustizie vere o presunte che siano.


di Elide Rossi e Alfredo Mosca