Salvatore Girone torna a casa

venerdì 27 maggio 2016


Finalmente una buona notizia: Salvatore Girone, il marò italiano sequestrato illegalmente per più di quattro anni dal governo indiano, torna a casa. Siamo felicissimi che la vicenda personale del nostro militare questa volta abbia preso la giusta piega. Dobbiamo confessare che ci speravamo, ma temevamo che i giudici di New Delhi potessero giocarci l’ennesimo brutto scherzo trovando, fuori tempo massimo, il modo di rinviare un atto dovuto.

Il rilascio di Girone, infatti, non è stato un moto di generosità della corte indiana ma la corretta applicazione di una decisione del Tribunale arbitrale dell’Aja davanti al quale pende il giudizio per stabilire chi abbia, tra l’Italia e l’India, la giurisdizione sul caso arcinoto della petroliera “Enrica Lexie” e della morte in mare di due sedicenti pescatori dello Stato del Kerala. Girone, dunque, raggiunge l’altro fuciliere di Marina, Massimiliano Latorre, già da tempo rimpatriato per curarsi dei postumi di un ictus che l’ha colpito durante la prigionia nel Paese asiatico. Vicenda conclusa? Non ancora. Fin quando i giudici dell’Aja non si pronunceranno in via definitiva sul conflitto di giurisdizione permarrà il rischio che i due possano essere riconsegnati agli indiani. Ci auguriamo che ciò non accada e per questo contiamo sull’assoluta imparzialità del Tribunale internazionale. Si tratta di una speranza, ma non di una certezza.

La caratura geopolitica di certi Paesi purtroppo potrebbe fare la differenza e per come sono andate le cose in questi quattro anni, i nostri governi hanno mostrato di essere dei pesi piuma rispetto ai mastini di New Delhi. D’altro canto, che le autorità indiane abbiano masticato amaro nel doversi piegare al diktat dell’Aja lo dimostra il fatto che la Corte Suprema feriale di New Delhi nel pronunciarsi abbia posto alcune condizioni vincolanti per il rilascio di Girone. Come, ad esempio, l’ordine all’indagato di “non cercare d’influenzare gli altri testimoni o di distruggere le prove” durante il periodo di permanenza in Italia. Cosa francamente improbabile visto che per primi gli inquirenti indiani hanno provveduto a fare sparire tutti gli indizi che avrebbero immediatamente scagionato i nostri marò dalle surreali accuse che gli venivano mosse. I giudici di New Delhi hanno preteso inoltre garanzie formali dal nostro ambasciatore sulla restituzione dei due marò in caso di esito a loro favorevole del giudizio pendente a l’Aja. Un po’ c’è da capirli, questi indiani. Hanno bisogno di certezze messe nero su bianco perché non hanno idea di quanto valga la parola d’onore di un italiano, soprattutto se porta le stellette. Ma tant’è. Ci teniamo l’ennesimo schiaffo pur di riavere tra noi Salvatore Girone. Dalla Farnesina fanno trapelare la notizia che il marò potrebbe essere in Italia prima del 2 giugno. Sarebbe fantastico. E, visto che ci siamo, ci permettiamo di chiedere a Salvatore un altro piccolo sacrificio, nonostante ne abbia passate tante in questi anni. Lui vorrà, com’è giusto, precipitarsi a riabbracciare i suoi cari. Ma noi italiani siamo così: eccessivi, quando si tratta di manifestare i nostri sentimenti. Allora Salvatore si conceda per qualche ora ai suoi connazionali, acconsenta a sfilare, durante la parata del 2 giugno ai Fori Imperiali, con i suoi compagni d’arme della Brigata di Marina “San Marco” per lasciarsi sommergere dall’affetto della folla. Dietro le transenne e gli schermi televisivi, al netto dei soliti idioti, c’è una nazione che lo aspetta per festeggiarlo e fargli sentire quanto grande sia il cuore italiano. Perché possiamo dividerci e litigare su ogni cosa, possiamo darcele di santa ragione, possiamo dare del cialtrone un giorno sì e l’altro pure al nostro Presidente del Consiglio - e noi siamo tra i più assidui in questa diuturna attività - ma quando c’è da drizzare la schiena ritroviamo tutta la consapevolezza di ciò che siamo. Siamo italiani!


di Cristofaro Sola