L’eredità e la lezione di Walter Tobagi

Sembra ieri. Quel 28 maggio in cui fu ucciso da un gruppo delle Brigate Rosse Walter Tobagi è, però, del 1980. L’Italia ancora non usciva dalla fase degli “anni di piombo” e sarà difficile dimenticarlo. Il giornalista del Corriere della Sera aveva 33 anni quando quella mattina si stava recando in redazione, a piedi, come era solito fare. Non aveva paura, era un idealista, uno scrupoloso osservatore della realtà e della società italiana, non solo milanese. Era uno studioso attento che tra i primi aveva compreso i pericoli di quelle tensioni sociali e degli scontri di piazza.

Nel 1970 era entrato nella redazione dell’Avvenire dopo il praticantato all’Avanti, per passare a metà decennio al Corriere dell’informazione, ma è appena entrato al Corriere della Sera che inizia la sua attività di sindacalista dei giornalisti nel comitato di redazione, accanto a Maurizio Andriolo e a Alfonso Madeo. Conquista subito la simpatia dei colleghi per l’originalità e la freschezza delle cose che dice e propugna. Non c’è retorica, manda in soffitta il sindacalese, si batte a favore di una categoria alle prese con le concentrazioni editoriali, disorientata dalle trasformazioni delle proprietà dei giornali e dalle ingerenze dei partiti che cercano di diventare i “controllori” dei giornali al posto dei vecchi imprenditori.

Sono i tempi gravidi di dolore per i giornalisti: vengono feriti dai terroristi Indro Montanelli a Milano, il direttore del Tg1 Emilio Rossi a Roma, Vittorio Bruno a Genova e colpito a morte a Torino Carlo Casalegno. Ricordare Walter Tobagi e le sue battaglie civili e sindacali significa, ha scritto Maurizio Andriolo, ricordare che una volta c’erano gli ideali per i quali si lotta: la libertà di pensiero e parola, i diritti civili e il lavoro, la democrazia. C’erano una volta i sindacati che dopo aver conquistato spazio politico riuscirono a conquistare anche diritti e contratti di rilievo. C’era anche il sindacato dei giornalisti, in un primo momento monolitico, poi aperto alla democrazia interna. Il giovane Tobagi si affacciò alla ribalta in punta di piedi. Aveva un sogno: trasformare il sindacato unico in un sindacato multiplo ma unitario.

Dall’esperienza milanese di “Stampa democratica” si presentò al Congresso della Fnsi di Pescara fuori dagli schemi con uno slogan che conquistò subito “da una parte sola, quella dei giornalisti”. A Pescara trovò nel gruppo romano di Arturo Diaconale, Guido Paglia, Gilberto Evangelisiti, Giovanni Buffa, Silvano Drago, Marcello Zeri un punto di appoggio e di sostegno. Per Walter Tobagi inizia un periodo di grande impegno. A fianco trovò anche Giorgio Santerini, Giuliana Del Bufalo, Paolo Cantore ed altri. Cambiò la storia sindacale dei giornalisti. Idee semplici: parlare con gli editori, trattare con l’obiettivo di difendere la libertà di stampa, di scrivere anche contro i poteri forti, libertà anche dal bisogno firmando buoni contratti anche dal punto di vista economico. Allora retribuzioni adeguate e regole deontologiche non derogabili. Per esempio distinguere sempre la pubblicità occulta, pagata, dal testo di un articolo o “pezzullo”. Nessuna commistione.

Questa è la lezione anche oggi di Walter Tobagi. Il 27 maggio 1980 Tobagi tenne al Circolo della stampa di Milano una relazione sul tema “Fare cronaca tra segreto professionale e segreto istruttorio”. Una lezione, uno stile che si può riassumere in una frase: “no alle notizie di padre ignoto”. Le sue indicazioni valgono ancora. La grande lezione imparata dalla fine degli anni Sessanta è che le notizie delle fonti ufficiali non sempre sono sufficienti, adeguate e non sempre neanche veritiere. Le notizie non sono funghi che spuntano dopo la pioggia e gli scoop non si fanno rovistando nei cestini di carta straccia. Il sacrificio di un giusto ha lasciato nel mondo del giornalismo un segno profondo. Dopo di lui anche il sindacato dei giornalisti è cambiato. Quello che chiedeva Tobagi era un giornalismo forte, libero, pluralistico e capace di svolgere una funzione seriamente critica.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 21:49