Voto gli impresentabili

Ma in che razza di Paese viviamo? Osiamo definirci una Repubblica democratica. C’è chi si riempie la bocca di parole come “sovranità popolare”. Quando si dà luogo ad una elezione politica o amministrativa c’è ancora chi dice “la parola al Popolo”. Elezioni: parità tra i candidati, ecc. ecc..

Poi salta fuori una Tizia, più bella che intelligente, presidente di una Commissione parlamentare che, alla vigilia del voto, dichiara, con quella che dovrebbe essere l’Autorità nientemeno che della “Rappresentanza Nazionale” del Parlamento, che tra i candidati sui quali domenica prossima andremo a votare, tutti uguali al palo di partenza, ce ne sono alcuni, 14 o 17, meno uguali degli altri. Sono eleggibili, hanno prodotto i relativi certificati, sono stati ammessi come candidati, ma ora la bella Rosy Bindi a nome dell’Antimafia dichiara che sono “impresentabili”, categoria creata dall’eletta schiera degli “inquirenti” antimafiosi con denominazione che ricorda la preminente qualità di chi l’ha inventata.

Non solo, ma la bella presidentessa ha tenuto a dichiarare che gli “impresentabili” sono per lo più collocati in “Liste civiche”, aggiungendo che le liste civiche aprono particolari spazi al malaffare. Poi ce ne saranno altri, ma “non si potevano esaminare 150mila candidati!”. Evviva l’uguaglianza!

Se questo è rispetto della parità di tutti i candidati che solo il voto può e deve vagliare, ricavandone, senza interferenze di altri poteri pubblici, quelli da eleggere, possiamo andare tutti a scuola di democrazia nel Paese di Khomeini. Cercherò di informarmi sui nomi degli “impresentabili”. Se ce n’è qualcuno a Roma, dove sono elettore, voterò per lui. Tanto è certo che non sarà nella lista del Partito Democratico, di Renzi e della Bindi.

Aggiornato il 06 aprile 2017 alle ore 17:17