Sull’anticlericalismo  di Marco Pannella

Marco Pannella “convertito”; Marco Pannella, “il mangiapreti che ritrova la fede in articulo mortis”; Pannella come Renato Guttuso, Oriana Fallaci, Curzio Malaparte… se ne sono dette e scritte parecchie, a proposito della “scoperta” del rapporto di Pannella con Papa Bergoglio e alcuni esponenti della gerarchia vaticana. Un guardare dal buco della serratura quando la porta non è neppure spalancata, proprio non c’è…

Le cose, come spesso accade, sono più semplici, e al tempo stesso complesse. Perché si può certamente sostenere che Pannella era animato da un anticlericalismo religioso e venato di spirito cristiano, ma è un errore credere che sia “cosa” dei tempi recenti. Pannella è sempre stato sensibile alle questioni relative alla fede, il “personalismo” cristiano e Jacques Maritain o Emmanuel Mounier, due autori da cui ha molto attinto, e così dalla religiosità laica di cui parla Benedetto Croce nella sua “Storia d’Europa”; ed era un continuo citare il “Perché non possiamo non dirci cristiani”, il breve saggio scritto da Croce nel 1942. Racconta spesso che a “segnarlo” sono stati cinque o sei aforismi di Nietzsche sul bene e il male; un poeta a cavallo tra ‘800 e ‘900 che ricordano in pochi, Guido Gozzano; la “Sonata a Kreutzer” di Leone Tolstoi, Thomas Mann, Saint-John Perse… e un certo numero di “Esprit”, acquistata nel 1947, mentre a Modane attende una coincidenza di treno…

Potrei citare anche uno dei suoi chiodi fissi: per esempio, Romolo Murri, l’inquieto ex sacerdote, tra i fondatori del Partito Popolare, parlamentare radicale. Per una bella biografia di Murri di Benedetto Marcucci, Pannella scrive, una dozzina d’anni fa, una pregnante prefazione, andrebbe riletta. Ma da sempre, dal 1970 batte su questo chiodo: ricordo un numero di “Notizie Radicali” di appena due pagine; la battaglia per il divorzio e altri diritti è in pieno svolgimento; i radicali di allora devono fare collette come se ne fanno in chiesa, per racimolare il denaro, e così stampare qualcosa… e Pannella non trova di meglio che pubblicare cinque o sei cartelle fitte fitte, corpo tipografico “sei”, dedicate a Murri. Una follia? No, quell’articolo parte apparentemente da “lontano”, ma coglie l’essenza della questione. Di allora. Di ora. Per questo, come dire, fa un po’ sorridere leggere di “conversione” di Pannella, “folgorato da Gesù e dal Papa”, e ancora: “Il leader radicale che per anni ha combattuto per divorzio, aborto e droga libera ha intrapreso un laico recupero della religiosità, grazie all’amicizia con Bergoglio”. Uno dei tanti aspetti della poliedrica personalità di Pannella che merita di essere indagata facendo la tara di tutte le “amenità” di questi ultimi giorni; certamente se ne ricaverebbe qualcosa di interessante. Ad ogni modo, il dialogo con “Oltretevere” non è cosa dell’oggi: certo, con il Papa “venuto da quasi la fine del mondo” c’è un buon rapporto; ma perché con il polacco Karol Wojtyla? E prima ancora, con Giovanni XXIII, Angelo Roncalli? In questo senso, i “documenti” sono importanti, preziosi; come il testo che segue: scritto a macchina da Pannella, risalente ad una decina d’anni fa circa (nell’originale manca la data, ma poco importa, sono i “riferimenti” ad esser significativi). Il testo è riprodotto come risulta dall’originale, errori compresi (curioso quel ripetuto “Woitila”; il cenno ai “dialoghi” televisivi si riferisce ai lunghi “fili diretti” di Pannella da “TeleRoma 56”); è da credere, per via delle numerose cancellature, che Pannella l’abbia scritto d’impeto, pensieri che in tempo reale si traducono in parola scritta… L’“appunto” è stato abbandonato su un tavolo, e risparmiato da ingloriosa fine nel cestino della spazzatura dove, probabilmente, sono finite tante altre carte che invece sarebbe stato saggio e giusto salvare.

“Dio ce l’ha dato, guai a chi me lo tocca” (di Marco Pannella)

A più riprese, (mi) raccontava Papa Woitila, “prima ancora del mio Pontificato”, sin dalle sue prime venute da Vescovo a Roma, volle saperne di più di quel singolare uomo politico italiano che gli accadeva di ascoltare mentre trascorreva notti intere dialogando con il suo pubblico televisivo, spesso digiuno, ma anche in sciopero della sete, avversario – apprese – fra i più pericolosi per la Cei. Ma, anche, soggiungeva, autorevoli prelati della Curia gli parlavano quasi affettuosamente di quel “Marco”… Così quando appresi come tutti che proprio lui era stato eletto Papa, fui tra i pochi, fra politici e popolo italiani, a sapere chi fosse quel cardinale Woitila  fui tra i primi a formulargli pubblicamente i miei auguri aggiungendo: “Beh, Dio ce l’ha dato, guai a chi me lo tocca”. Qualche giorno dopo aggiunsi: “Vorrei tanto che i nostri grandi leader italiani qualcuno avesse la forza e l’integrità di questa persona. Che poi un giorno sarà lui, alla testa di un immenso stolo di zigoti a cavallo che guiderà all’assalto contro di noi, non cambia nulla della stima e del suo valore. E no è detto. Affatto d’altra parte, che sarà lui a vincere”.

Qualche anno dopo il nostro ex Segretario del Partito Radicale, battagliero Consigliere Comunale di Roma, Angiolo Bandinelli, presentato come “il consigliere rappresentante di Pannella” dal Sindaco Petroselli, il Papa rispose: “Ah Pannella, è un amico, ci vuole bene…”. Poi mormorò, come fra sé e sé: “Dio ce l’ha dato, guai a chi me lo tocca”. Un momento di panico colse non solo Petroselli, ma anche i monsignori astanti. Finché Woitila stesso non rise, e ricordò a tutti che si trattava di una citazione di Pannella. Ancora: a Pasqua… Indicemmo una Marcia da Porta Pia a Piazza San Pietro, per giungervi al momento della Benedizione papale, Urbi e Orbi. L’Avvenire, alla notizia, reagì al solito: provocazione, speculazione, inaccettabile offesa. Saputolo, Papa Woitila chiamò Padre Igino Concetti perché immediatamente (Pasqua era imminente) su l’Osservatore Romano chiarisse che tutti coloro che in quel giorno, per la pace e l’umanità, decidevano di convergere a Piazza San Pietro, sarebbero stati accolto, senza discriminazioni. La pubblica lezioncina all’organo della CEI non passò inosservata!

In altre occasione, sempre nel quadro delle iniziative contro lo sterminio per fame e guerre nel mondo, Papa Giovanni Paolo II ricevette in udienza Emma Bonino e Marco Panella. La sua accoglienza fu di generosa simpatia e incoraggiamento, oseremmo die: affettuosa. Com’è noto, in queste udienze il cerimoniale è rigido: eventuali foto sono strettamente fatte esclusivamente dal servizio e l’eventuale diffusione selezionatissima. L’indomani, sorpresa: il Corriere della Sera sbatté i prima pagina la foto più bella e eloquente dell’incontro. Il Papa stesso aveva auspicato che questo potesse accadere. Noi continuiamo con Forte tenerezza e orgoglio di Radicali a ricordare l’onore che ha voluto farci e quella sua testimonianza di stima e di amicizia. Alla vigilia delle elezioni europee nelle quali il Regime partitocratico (destra e sinistra al solito unite), ha deciso di impedire al popolo di farci tornare col suo voto a quel Parlamento Europeo nel quale per trentanni abbiamo assicurato un apporto da tutti riconosciuto straordinario, questo racconto credo che interessi i Romani e sia dovuto. Così come il racconto di una storia poco conosciuta ma che è di immensa importanza per comprendere il nostro vissuto, la storia presente, i suoi pericoli, di nuovo senza pari. Buono voto, forse per rendere possibile a persone di buona volontà di qualsiasi schieramento, di non portare il loro voto all’amasso “bipartitico”, che non ne ha nessun bisogno, ma di renderlo determinante se (con quello di altre tre sole persone su cento) votasse la nostra Lista Bonino/Pannella (come tante volte, certamente, ha votato con noi i nostri referendum, o, magari, con e per Leonardo Sciascia, Enzo Tortora, Mimmo Modugno, Luca Coscioni, P. Giorgio Welby).

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 21:55