“Ti racconto la politica”

sabato 11 giugno 2016


Il fine è controllare tutto (Capitolo 41) È possibile rinnovare la politica? La politica deve essere rinnovata, dunque, la scelta di poterlo fare o meno, non esiste. Perché occuparsi di politica è obbligatorio? Perché essa si occupa di noi e sceglie per noi, indipendentemente dal fatto che noi ci occupiamo o meno di lei.

Da cosa si rileva che scelga per noi? La politica, per esempio, “interviene” sul prezzo di tutto ciò che compriamo, stabilisce libri e programmi adottati dalla scuola che i nostri figli frequentano, fissa le condizioni in cui dobbiamo lavorare o farci curare se stiamo male, decide come possiamo comunicare e a quale costo, come dobbiamo spostarci e su quali strade e con quali mezzi... crea perfino apprensioni e stati d’animo che influenzano i nostri comportamenti nella vita privata. La politica sceglie anche il tipo di libertà in cui viviamo e sa perfino indurre non pochi cittadini a sentirsi forti e indipendenti, mentre li condiziona a pensare e parlare proprio come vuole lei.

Incredibile? No. Molti sedicenti “liberi” mangiano, studiano, lavorano, comunicano, viaggiano e fanno tante altre cose, proprio come la politica vuole che le facciano. Ciascuno, però, si sente libero di pensare che non sia così e magari si vanta di definirsi “apolitico”.

La falsa democrazia del nostro Paese non vuole i luoghi, le sedi e gli uffici dei propri vertici, affollati da troppa gente. La politica è per antonomasia l’amministrazione del potere e, quando propende all’oligarchica, vuole molti adepti e pochi capi. Essa adotta i più velenosi espedienti per gestire il potere, puntando anche al controllo dei più piccoli particolari.

Non a caso, le cosiddette preferenze sono state “demolite” nei partiti ancora prima che nelle elezioni pubbliche. Certo, i partiti sono solo dei fatti associativi e i loro congressi, a parte i tentacoli che mettono dappertutto, sono una questione interna, ma la scomparsa delle preferenze o, in certi casi, il loro svuotamento d’importanza, sono ulteriore prova che il controllo di ogni voto congressuale vuole essere assoluto.

Stiano calmi gli “esperti” di partito, prima di urlare che, in certi casi, l'opzione delle preferenze sia ancora vigente. Qui si sta affermando, e sarà difficile smentirlo, che il famoso “tavolino del preordino” (cap. n.23) preferisce organizzare dei congressi in cui si votano le liste, piuttosto che i singoli candidati. Insomma, unitarie, concordate o contrapposte che siano, le liste sono sempre controllate e, fuori della prevista “obbedienza”, non è permessa alcuna forzatura.

Abbiamo dedicato alcuni capitoli alla descrizione delle varie liste e abbiamo evidenziato come anche le formalmente dichiarate liste contrapposte siano spesso delle liste concordate. Le vere liste contrapposte scattano quando qualcuno ha saputo acquisire il diritto di sedersi intorno al noto tavolino, ma ne non accetta le imposizioni. Ne parleremo, ma molte cose sono già state dette, dunque, tra pochi capitoli procederemo con la “diretta” del congresso tipo.


di Giannantonio Spotorno