Festa della musica al carcere di Frosinone

“La libertà e il progresso sono il fine dell’arte”. Uno dei più famosi e grandi compositori al mondo, Ludwig van Beethoven, lo sosteneva con forza e le sue musiche ne sono la dimostrazione lampante. La sua non era solo una mera illusione, la sua consapevolezza era talmente tanto valida da portare ad istituire, parecchi anni dopo, la Festa internazionale della musica. Così lo scorso 21 giugno la musica è stata festeggiata anche all’interno della Casa Circondariale di Frosinone.

Grazie alla volontà del ministero dei Beni Culturali, alla sensibilità del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, alla disponibilità del Conservatorio Licinio Refice che ha organizzato l’iniziativa in collaborazione con le associazioni “Idee in Movimento”, “Gruppo Idee” e “Gianluca Serra” e all’impegno del Comandante Commissario Rocco Elio Mare, a tutti gli agenti, alla dottoressa Filomena Moscato e l’Area Educativa e a tutto il personale del carcere, alle ore 17 circa cento detenuti sono scesi nella sala del teatro della Casa Circondariale e - accompagnati dal personale penitenziario, dall’area educativa e da alcuni volontari - hanno preso parte alla lezione concerto tenuta dal maestro Antonia Sarcina. L’incontro è iniziato con la proiezione di un video delle prove della Refice Wind Symphony Orchestra che, purtroppo, non ha ricevuto l’autorizzazione all’ingresso di tutti i suoi elementi vista la presenza di ragazzi minorenni.

L’interesse generale per le musiche di Jacob de Hann, Gaetano Fabiani, Dmitri Shostakovich ed Ennio Morricone c’era, come la gratitudine di poter passare qualche ora impegnando la mente in qualcosa di diverso. Al termine del video il maestro Sarcina ha spiegato le ragioni per cui l’orchestra al completo non era potuta essere presente ed ha presentato quattro dei suoi elementi che avevano fortemente voluto partecipare all’iniziativa: Gian Marco Quattrini al trombone, Laura Messia al flauto traverso, Michela di Pastena sempre al flauto traverso e Camilla Ferrari all’oboe.

I musicisti (il più giovane di diciotto anni e la più “anziana di trentaquattro anni), evidentemente emozionati per la loro prima esibizione all’interno di un carcere e grazie anche alla loro giovane e bella presenza hanno inevitabilmente incuriosito tutto il pubblico che, durante la proiezione del video, non riusciva a concentrarsi al cento per cento smanioso di vedere i “quattro ragazzini” all’opera.

Poi la musica, come sempre accade, ha fatto la sua magia. È bastata l’eleganza di Camilla e la dolcezza della nota “la” uscita dal suo oboe per accordare gli strumenti ed è sceso un silenzio da far invidia alle migliori sale da concerto del mondo.

I musicisti si sono esibiti in due duetti, il primo tra oboe e flauto traverso ed il secondo tra flauto traverso e trombone. La musica non serve vederla per emozionarsi, basta ascoltarla e accoglierla nel proprio cuore. E così ha fatto tutto il pubblico presente. Detenuti, personale penitenziario e volontari: la maggior parte ad occhi chiusi, tutti in reverenziale silenzio contemplativo. Tutti hanno beneficiato del potere della musica, condividendo un sincero elogio dell’arte.

A fine esibizione il maestro Antonia Sarcina ha affermato che “la musica fa bene alla mente e al corpo: è terapeutica e oggi è stato dimostrato”. Sia lei che i quattro musicisti erano emozionati tanto quanto il pubblico. Ma soprattutto erano ancora più consapevoli della veridicità delle parole del sommo compositore.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 21:59