La Calabria non è  solamente 'Ndrangheta

L’ultima operazione messa in scena, a Reggio Calabria, con il nome di ‘Mamma Santissima’ ricalca in grande linee quanto già era stato mestato e rimestato nel corso degli ultimi vent’anni e che ha avuto inizio con la grande inchiesta passata agli annali della giustizia come ‘Operazione Olimpia’ preceduta da una dichiarazione di Cesare Romiti (un altissimo dirigente della Fiat) che sosteneva che ‘l’economia del Sud fosse irrecuperabile perché tutto al Sud è in mano alla mafia ed alla camorra’. Queste inchieste che si susseguono periodicamente alimentano quell’affermazione e rendono, oggettivamente, un cattivo servizio al Sud, alla Calabria ed allo stesso contrasto alla mafia.

Ma torniamo all’Operazione Olimpia. La maggioranza dei 563 imputati di quella operazione è stata condannata anche pesantemente. Si è trattato, comunque, di affiliati alla ‘ndrangheta’, mentre il prezzemolo di quella operazione, cioè i colletti bianchi che avrebbero, a vario titolo realizzato il connubio tra la mafia e la massoneria (da dove nacque la dizione di massomafia), sono quasi tutti usciti indenni dai processi che ne sono seguiti. Il più famoso di quei colletti bianchi, l’on. Paolo Romeo, subì, invece, una dura condanna che lo portò in carcere per lunghi anni.

C’è chi, come me, ha seguito le traversie dell’avv. Romeo, dedicando alla vicenda un ‘Instant book’ (‘Viaggio nei teoremi di Olimpia’, con prefazione dell’on. Mauro Mellini), e considerò deboli le cosiddette prove raccolte dall’accusa che però convinsero la Magistratura della colpevolezza dell’on. Romeo stabilendo non certamente la verità assoluta ma una ‘verità processuale’ che, come è noto, le due ‘verità’ possono anche essere difformi. Romeo non scappò, non scelse la fuga ma socraticamente ha voluto patire le conseguenze sorbendosi, come cicuta, fino all’ultima goccia.

Spiace che Magistrati come Cafiero de Raho saltino a piè pari il diritto di un condannato, che ha pagato il suo debito con la società, di reinserirsi in essa in attività che possono permettergli di vivere (dato che sia la professione che l’attività politica precedenti erano ormai ‘fuori mercato’), e gridino allo scandalo quando lo si scopre in attività diverse come il coordinamento di attività commerciali o attività sportive. Anche i Ros non sono da meno e considerano attività delittuosa quella di un politico, capace come Paolo Romeo, e con la voglia di interessarsi di politica (voglia che non passa mai), d’avere contatti con decine e decine di uomini politici a tutti i livelli per suggerire soluzioni ai problemi, interrogazioni varie, disegni di legge, iniziative e alleanze ai vari livelli, facendo passare questa attività come attività criminale.

Da quà alla ipotesi della ‘Spectre’, alla ‘struttura occulta o segreta’, alla ‘ndrangheta dei ‘visibili’ e a quella degli ‘invisibili’, alla (di nuovo) massomafia il passo è obbligato e le indagini assumono un rilievo che altrimenti difficilmente potrebbero avere. Ma ciò significa che diventa problematico fare politica e che l’attività degli ultimi 15 anni rischia di passare per attività criminale come l’elezione di Sindaci, di Consiglieri Regionali, di Parlamentari nazionali e di quelli europei. Mentre non si capisce perché l’ultimo Sindaco della città e l’ultimo Governatore della Regione, tutte e due dello stesso partito, scelti con procedimenti simili a quelli usati dai ‘criminali’ indagati, vengano risparmiati dal subire lo stesso trattamento con lo ‘sbattimento del mostro in prima pagina’.

Noi che ci siamo formati alla scuola del garantismo (da non confondere con innocentismo), rivendichiamo il diritto per tutti gli indagati della presunzione di innocenza prevista dalla Costituzione (quella che Renzi vorrebbe massacrare), rifiutiamo la giustizia spettacolo, a cui sovente ci si abbandona, non ci piacciono gli strabismi investigativi, non auguriamo ad alcuno di subire gli stessi trattamenti e chiediamo velocità e rigore nell’accertamento delle responsabilità penali, ove esistono, senza teoremi spacciati per prove certe e inconfutabili. Questo nell’interesse non solo degli indagati ma anche se non soprattutto della martoriata terra di Calabria.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 21:50