La verità su Equitalia   di Giulio Romani

È il solito gioco dello sceriffo buono e di quello cattivo, il capro espiatorio che tanto si cerca in Italia quando le cose vanno male.

È il caso di Equitalia, dipinta dalla grande stampa e presentata all’opinione pubblica come l’origine di tutti i mali. In realtà nessuno racconta che Equitalia non ha poteri di accertamento ma si muove su commissione degli enti impositori (Agenzia delle entrate e Inps) e nel rispetto di quelle regole che il Parlamento (coloro i quali oggi si indignano e vogliono chiuderla) ha imposto nell’espletamento delle attività di riscossione. In altre parole, l’Agenzia individua gli evasori (o presunti tali) e, dopo una serie di avvisi bonari, chiede ad Equitalia di riscuotere il dovuto. Equitalia non si muove autonomamente o arbitrariamente ma secondo un preciso ventaglio di norme emanate dalla politica. Questo giochetto della riscossione vale 9 miliardi di euro l’anno (tanto è il riscosso da Equitalia ogni anno) e quindi, se da domani Equitalia fosse abolita, ci sarebbe un mancato gettito per lo Stato che dovrebbe essere ripianato attingendo alla fiscalità generale e cioè gravare su tutti i cittadini.

In pratica, come al solito, si sono ribaltati i ruoli: gli evasori sono parte offesa ed i riscossori devono sentirsi in colpa. Ciò significa che va tutto bene? La pressione fiscale è a livelli accettabili? La riscossione si muove su regole umane? Gli interessi sono bassi? Assolutamente no, molto si deve cambiare radicalmente e soprattutto bisogna farlo presto, ma la caccia alle streghe non ci è mai piaciuta, anche quando si tratta dell’odiata Equitalia. Ne parliamo con Giulio Romani, segretario nazionale di First-Cisl.

Segretario, gli esattoriali sono scesi in piazza per difendere i propri privilegi?

Ecco, uno dei motivi per cui gli esattoriali sono in piazza è proprio quello di combattere la barbarie delle semplificazioni concettuali utili solo a cercare colpevoli da dare in pasto ai cittadini in difficoltà. In realtà, vedo che è essenziale spiegarlo, si tratta di 8mila professionisti nel campo del diritto tributario, ai quali si applica il contratto bancario, ma non quello odierno, bensì quello stipulato nel 2008, a causa del prolungato blocco degli stipendi imposto a chi svolge funzioni pubbliche. Nel frattempo, questi professionisti, con la loro opera, hanno portato nelle casse dello Stato e degli altri enti pubblici oltre 90 miliardi di recupero di imposte evase e hanno aiutato milioni di italiani in difficoltà a mettersi in regola grazie alla loro capacità di assisterli nella scelta della miglior soluzione di pagamento rateale. In cambio si sono visti insultare da certa stampa e televisione e da politici privi di scrupoli e sono stati oggetto anche di minacce e aggressioni fisiche. Poi è arrivata la ciliegina delle irresponsabili dichiarazioni del Premier. Questa è la realtà dei fatti.

Allora si tratta di una forte contrasto alle proposte di cambiamento del settore che provengono sia dal Governo che dall'opposizione?

Vede, questo è un settore dove riforme piccole e grandi, riorganizzazioni ed altre simili iniziative sono una costante degli ultimi anni. I lavoratori esattoriali hanno sempre dato esecuzione alle norme di riforma, anche quando queste apparivano poco comprensibili. Il fatto è che non ci si può non indignare a sentire il Presidente del Consiglio, il capo della macchina amministrativa di questo Paese, che si esprime senza rispetto dicendo “bye-bye” o facendo credere che si combatta l’evasione fiscale con un avviso di scadenza. Come minimo viene da pensare che non sappia di che parli o lo si abbia mal compreso, cosa che, per inciso, saremmo ben lieti che fosse. Allora perché opporsi ad un’unica agenzia per l’accertamento e la riscossione, dopo tutto, in tutta Europa è cosi. L’Agenzia delle entrate è già titolare della riscossione, è azionista di maggioranza di Equitalia da 10 anni e ha sempre espresso il Consiglio di amministrazione, gli amministratori delegati e i presidenti, oltre a prestare suoi dirigenti per ruoli chiave. Il fatto è che il know-how specifico della riscossione non può prescindere da capacità e conoscenze che non si improvvisano. Come non si improvvisa con gli slogan elettorali in una materia che mette insieme tecnicismi e sensibilità sociali come la riscossione delle imposte non pagate spontaneamente.

Quindi Equitalia deve restare contro tutto e tutti?

Non è questione né di nome e neppure di soluzione organizzativa. Solo occorre essere chiari in merito alla circostanza che, in Italia, non si sia ancora pronti per trasformare il prelievo tributario in una volontaria contribuzione. Il principio costituzionale della capacità contributiva per valere, deve manifestarsi effettivamente, qualcuno può assicurarlo davvero senza un’istituzione che si occupi della riscossione dedicata ai pagatori non spontanei?

Come vede il futuro del settore?

Ritengo che mantenere distinti i soggetti accertatori da chi entra in contatto con cittadini e imprese per conseguire la riscossione costituisca ancora un valore forte ed una garanzia per gli stessi, considerata la mole di contenzioso e il perdurare della crisi. Equitalia ha ormai un’esperienza decennale nell’applicazione delle norme di tutela e nell’assistenza ai contribuenti. È pronta da subito ad applicare con efficacia, flessibilità ed efficienza nuovi orientamenti che il Parlamento volesse introdurre. Non vogliamo buttare via insieme acqua sporca e bambino.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 21:58