Message in a bottle

Questo articolo è un messaggio nella bottiglia lanciato nel mare della politica italiana. Probabilmente, resterà soltanto una predica inutile oppure un vuoto a perdere. Lo so. Del resto, a ben guardare, abbiamo la peggiore classe partitocratica della nostra storia repubblicana. Mai siamo caduti così in basso in termini di cultura, preparazione, formazione, spessore politico, capacità di governo, forza di ragionamento, visione politica, memoria e lungimiranza. È il tempo dei dilettanti allo sbaraglio. Con tutto il rispetto che si deve alle persone e alle eccezioni, che pure ci sono. Inoltre, si ha la consapevolezza che le idee liberali e libertarie non abbiano più una residenza nell’assetto partitocratico attuale e che ogni proposta sia vana, disattesa, soffocata. Salvo, poi, lasciare spazio ai politicanti del copia e incolla di cui è piena l’informazione nostrana e di cui si riempiono le pagine dei notiziari o a cui si offre tutta la visibilità per farli emergere nei dibattiti interni all’attuale regime. Come prodotti del regime stesso. Intanto, il Paese appare come un naufrago aggrappato ai rottami della nave, nella convinzione che passi qualcuno a salvarlo. Ma i salvatori della Patria si sono spesso dimostrati gli affossatori della nave stessa. E allora?

Ormai, sulla costruzione di un soggetto politico riformatore si discute e si scrive senza speranza ma, per fortuna, anche senza rassegnazione. Come accade al naufrago. Infatti, da più parti si continua a dare il segnale che la disponibilità a farsi interpreti di un futuro diverso c’è, che le idee ci sono, che una nuova classe dirigente e politica esiste. Invece, si preferisce ancora percorrere i soliti vecchi schemi del Potere fine a se stesso regalando così tutto lo spazio al Movimento 5 Stelle. La necessità di progettare qualcosa di innovativo, che vada a raccogliere le istanze liberali dei cittadini, è una priorità che Silvio Berlusconi ha capito molto bene. Fin dal 1994. Anzi, cosa assai importante, ha capito quanto sia indispensabile oggi più di allora. Come pure ha ben compreso che Forza Italia non è più in grado, ormai da troppo tempo, di rispondere alle esigenze e alle domande degli elettori. Ma credo che, malgrado l’intuizione di questi giorni, l’idea capace di rivoluzionare l’attuale stato delle cose sia ancora in alto mare. Peggio: da quello che si legge e si sente, sembra che la strada intrapresa o da intraprendere sia quella vecchia di un soggetto politico Liberal-popolare e che, a dare senso e corpo a tale impostazione, sarà Stefano Parisi. Nulla da eccepire sulle persone né sulla cultura politica di riferimento, ma come pensano Berlusconi e Parisi di togliere voti al movimento dei pentastellati? Con il web? Con un movimento centrista? Eliminando il populismo di Matteo Salvini? Recuperando Salvini? Allargando a Giorgia Meloni? Cercando sponde in Angelino Alfano? Mettendo insieme tutto il vecchio? Cambiando tutto? Cambiando soltanto il nome? In ciascuno di questi casi, sarebbe un’operazione controproducente.

È evidente agli occhi di un bambino che, con un approccio di questo tipo, come quello ipotizzato da e per Stefano Parisi, allo stato attuale, a voler essere buoni, al massimo, il soggetto partitico dei cosiddetti Moderati o Liberal-popolari potrà contendere gli elettori soltanto al Partito Democratico targato Matteo Renzi. Neppure sarebbe in grado di recuperare voti dall’astensionismo dilagante. Di più: tra i due finti litiganti, tra i centristi e i renziani, entrambi con un modo di vedere le cose inevitabilmente superato dai tempi e dalla politica, avrà la meglio il vento illiberale dei Cinque Stelle.

Un’altra strada c’è, ma servono le persone capaci di percorrerla. Sono le persone, innanzitutto, quelle che contano. Persone con delle idee. Una volta il direttore Arturo Diaconale disse: “Non soltanto le idee camminano sulle gambe delle persone, ma anche le persone camminano sulle gambe delle idee”. Sono d’accordo con lui. Lo sono ancora di più oggi. Ma chi ti sente?

Aggiornato il 06 aprile 2017 alle ore 16:29