Timeo Danaos et dona ferentes

La vicenda del “No” della Raggi alle Olimpiadi ha ragioni politiche ben più profonde di quelle contabili, economiche o di prestigio, che tengono banco nelle dichiarazioni, in special modo dei partigiani del si e dei media che li fiancheggiano (la maggioranza). E sono motivi squisitamente politici, attinenti al rapporto tra classe dirigente e popolo, tra governanti (in senso lato) e governati.

Chi scrive non sa se la scelta di far svolgere a Roma le Olimpiadi 2024 fosse un guadagno o meno per la città. Anche se abbiamo la sicurezza che per qualcuno sarebbe stato un ghiotto affare, e per tutti gli altri, probabilmente, un peso da sopportare. Tuttavia non è il merito della scelta la circostanza, nella vicenda, decisiva. Chiedere che ci si pronunci su cifre e “dati” valutabili solo da esperti e, spesso, evidentemente campati in aria non è facile: come quello sui 177mila posti di lavoro assicurati dalle Olimpiadi. Forse, ma per quanto tempo? Per il mese dell’evento? Il nocciolo della questione è altro e s’iscrive nella perdita di contatto da un lato, e di consenso e fiducia dall’altro, tra classi dirigenti e masse.

Le spie principali della consunzione di tale rapporto sono il costante calo della partecipazione alle elezioni (e referendum), e la crescita di partiti cosiddetti populisti, ovvero – salvo altri – in Italia i Cinque Stelle e la Lega, i cui connotati comuni sono il rigetto della classe dirigente, dei poteri forti e la difesa dell’“identità” popolare e nazionale.

Il tutto è in progresso da almeno vent’anni, non solo in Italia, ma in tutta Europa: in Italia si cercò di porvi rimedio una ventina d’anni fa quando la grande stampa propiziava l’accesso al governo della “società civile”. Ma si capì in pochi anni che la società civile cui si riferivano consisteva in connessi e propaggini della classe dirigente: clienti, intellettuali d’area (più area che intelletto), aiutantato burocratico schierato, “tecnici” che dal camerino passavano al palcoscenico. Dalla zuppa al pan bagnato: diventate impresentabili le prime file della classe dirigente, venivano avanti le retroguardie. Ora i personaggi in vista del partito del si sono tutti collaboratori della classe dirigente in discesa, quella cui i romani hanno dato, alle ultime elezioni, poco più del 30 per cento dei voti; da trent’anni con le loro garanzie di tecnicità, professionalità, apoliticità, amministrano eventi i cui costi sono pagati in larga misura con risorse pubbliche: lo hanno fatto in diverse occasioni, tanto da non poter essere dimenticate facilmente. E non sempre con risultati convenienti (per Pantalone).

Il fatto che i “soliti noti” si ripresentino ancora una volta, proponendosi come gestori di un evento importante e profittevole, non riesce a superare il muro di sfiducia popolare che sia l’esercizio del potere che la contiguità con la stessa classe politica, circonda tutta la classe dirigente italiana. Come le di essa tecniche di manipolazione dell’opinione pubblica, a volte inconsapevolmente controproducenti. Quando ad esempio si accusa la sindaca di opporsi per motivi “politici” e addirittura per “beghe di movimento” alle proposte “tecniche” e “economiche” fattele, si dimentica che la Raggi è stata eletta da una schiacciante maggioranza di votanti e che uno dei temi della campagna elettorale – e del dissenso con Giachetti – era stato il “No” alle Olimpiadi.

Se la sindaca avesse, tre mesi dopo le elezioni, cambiato idea, avrebbe tradito il mandato degli elettori. Il tutto per i “soliti noti” – e non solo – abituati a non tener conto della volontà degli elettori (il “popolo bue”) è cosa normale. Ma in democrazia è regola il contrario: lo prova, da ultimo, la dichiarazione – dopo la Brexit – del nuovo primo ministro inglese, che ha subito detto che la decisione degli elettori sarà rispettata. Gli inglesi hanno inventato la democrazia dei moderni; ciononostante un ex primo ministro italiano – capofila dei tecnici di regime – mai eletto da nessuno, in quella occasione gliela voleva insegnare. Come adesso i soliti noti.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 21:59