La Capitale, la Raggi,   le Olimpiadi: parte II

Un telegiornale ha mostrato il sindaco di Roma, la signora Virginia Raggi, nel momento in cui dichiarava: “È da irresponsabili dire sì ai Giochi del 2014; no alle Olimpiadi del mattone”. Qualche suo fidato consigliere (forse il vice sindaco Daniele Frongia?) le avrà certamente suggerito di essere decisa, recisa e molto sicura: torna alla mente ciò che si favoleggia sull’esercito di Franceschiello, il cui capo pare ingiungesse alla truppa “facite ‘a faccia feroce”. In effetti la signora Raggi aveva una faccia molto seria, e diceva cose gravi, poco dopo aver usato al presidente del Coni, col quale era stato concordato un incontro, lo sgarbo di non presentarsi all’appuntamento, provocandogli probabilmente un attacco di fegato. Peccato, però, che a quel viso serio e a quelle parole dure corrispondesse una vocina sottile da giovinetta, inadatta ed improbabile: ma tant’è, questo è il sindaco che più di settecentomila cittadini romani hanno scelto, e pertanto questo è il sindaco che dobbiamo tenerci.

Durante la conferenza stampa del sindaco e del suo vice vengono mostrate ai giornalisti alcune diapositive che documentano strutture e costruzioni legate a precedenti manifestazioni sportive e addirittura alle Olimpiadi del 1960, ora inutilizzabili. La signora sindaco dice ancora, compunta e scandalizzata: “Un miliardo di euro di debiti derivano dalle Olimpiadi del 1960”.

Ehm… gentile signora, qui sembra lei abbia informazioni che contrastano con ciò che è ormai verità storica. Una gran parte delle spese delle Olimpiadi del 1960 fu pagata al Coni, che disponeva delle notevoli entrate del Totocalcio e che monetizzò le concessioni televisive sui giochi a prezzi altissimi, alleggerendo così sia lo Stato che il Comune di Roma di una notevole parte delle spese. A parte ciò, forse qualcosa vale anche il poderoso lascito delle Olimpiadi 1960 alla Capitale: il ministero dei Lavori pubblici provvide le infrastrutture e progettò nuove strade, ponti, viadotti, parcheggi e parchi, attuando una nuova e più moderna programmazione urbanistica. Furono ristrutturati e adattati lo Stadio Olimpico ed il vicino Stadio dei Marmi e costruiti ex novo il Palazzetto dello Sport, il Villaggio Olimpico (diventato poi centro abitativo civile), il grande viadotto da piazzale Flaminio a Porta Pia, tutta la grande arteria di scorrimento che da allora si chiama “via Olimpica”, e molto altro ancora. Tutto questo è rimasto a Roma, alla vita quotidiana dei suoi abitanti ed allo sviluppo del turismo. Ci furono anche allora episodi di corruzione e di illecito sfruttamento d’occasione, ma furono isolati e bloccati. Forse lei teme, signora sindaco, che la corruzione attuale sia troppo diffusa e troppo forte per poterla controllare, governare, punire?

C’è chi pensa che lei abbia sbagliato a dire no alle Olimpiadi, e chi pensa che lei abbia preso la decisione giusta (sempre che la decisione sia sua, e non piuttosto derivata a lei da obbedienze di diversa ragione). C’è anche chi propone ostinatamente un referendum consultivo per conoscere la scelta della maggioranza dei romani, e le rimprovera di non averlo indetto.

Fra coloro che dicono “sì” e coloro che dicono “no”, con l’aggiunta di quelli che pensano “non so”, io francamente preferisco il no, e faccio una proposta. In questo lei ha ragione, signora sindaco: rifiutando di ospitare le Olimpiadi 2024, evita di spendere altri quattrini e contrarre altri debiti. Ecco dunque la mia proposta: “Famo li mezzi, Sora Virginia”; una metà dei quattrini che lei risparmia dicendo di no alle Olimpiadi, li dedichi a rifare la pavimentazione di Roma, a ripulire i tombini, che quando piove mandano fuori fango e topi a frotte. Usi metà dei soldi risparmiati per rimuovere le barriere architettoniche dagli edifici pubblici, per comprare altri mezzi pubblici accessibili ai portatori di handicap, li impieghi nel far sì che i cittadini di Roma siano tutti uguali per il Comune, e i bambini, le mamme in attesa, gli anziani, i disabili vivano senza tante difficoltà la vita di tutti gli altri cittadini. Perché vede, signora sindaco, anche anziani e disabili pagano le tasse, allo Stato, alla Regione ed anche al Comune: non è giusto che debbano restar tappati in casa senza godere come tutti gli altri della loro città. Forse lei non lo sa, signora sindaco, ma questa città, per un anziano o un disabile, è la peggior nemica. E se pensa che io stia esagerando, faccia una prova: segga su una carrozzina e si faccia accompagnare dal Frongia a fare un giro per Roma. Allora capirà.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 21:57