Bilancio sul processo di democrazia in Iran

Il 21 settembre scorso presso la sala stampa della Camera dei deputati si è svolta la conferenza stampa di esponenti del Parlamento sulle preoccupazioni derivanti da iniziative economiche e di cooperazione militare tra Italia e Iran. In particolare, è stata illustrata la lettera aperta indirizzata al Presidente della Repubblica, al Presidente del Consiglio, al ministro degli Affari Esteri, in relazione alla preoccupante conflittualità che colpisce in misura crescente una regione vitale per la sicurezza e gli interessi nazionali dell’Italia. Ai lavori della conferenza hanno partecipato l’Ambasciatore Giulio Terzi, i senatori Compagna e Malan e l’onorevole Daniele Capezzone, che intervistiamo per comprendere al meglio l’oggetto dei lavori.

Le diverse forme di terrorismo e di jihadismo sia di matrice sunnita che sciita, pongono l’Iran al centro di un quadro estremamente complesso che si auspicava potesse evolvere positivamente dopo l’entrata in vigore dell’accordo nucleare. Purtroppo tale accordo non ha modificato l’atteggiamento dell’Iran sulle questioni più rilevanti per la stabilità regionale e la sicurezza occidentale. Che preoccupazioni possiamo riscontrare?

C’è una preoccupazione di fondo: peggio di uno Stato islamista, c’è solo uno Stato islamista potenzialmente dotato dell’arma nucleare. E, sotto questa preoccupazione più grande, c’è una serie di interrogativi: perché dare credito a un regime sostenitore e sponsor del terrore internazionale? Perché dare credito ad un regime che vuole distruggere Israele? Perché dare credito ad un regime campione mondiale della pena di morte, della segregazione delle donne, della persecuzione degli omosessuali, della repressione dei dissidenti politici?

L’Ambasciatore Terzi ha ricordato alla stampa il pericoloso atteggiamento dell’Iran nei confronti di Israele, mostrando la foto di un missile iraniano riportante una scritta che invoca la distruzione dello Stato di Israele. L’Italia dovrebbe intervenire con atteggiamento deciso, ma la situazione resta “confusa”. Come valutare l’atteggiamento italiano nei confronti dell’Iran e di Israele?

Il Governo Renzi è schizofrenico. Nei giorni pari, dichiara amicizia verso Israele. Poi, nei giorni dispari, civetta con Teheran, che “programmaticamente” dichiara di voler cancellare Israele dalla faccia delle Terra. Dico a Renzi: sui princìpi non si gioca e non si bara. E sul palcoscenico internazionale si fa presto ad essere considerati inaffidabili.

Durante i lavori sono stati illustrati i dati del Rapporto sulla pena capitale di “Nessuno tocchi Caino”, che denuncia da anni lo stato di continua violazione dei diritti umani nel Paese sciita e molta attenzione è stata posta al caso dell’avvocatessa per i diritti umani, Narges Mohammadi. Come intervenire per richiedere l’immediato rilascio della Mohammadi, condannata a dieci anni di carcere e in pessime condizioni di salute?

Vale per questo, vale per altri dolorosi casi. Se il Governo italiano ha avuto (e ha avuto!) un calendario serrato di incontri con i vertici iraniani, perché non ha posto questa questione? C’è stato solo un cenno di Gentiloni, incontrando Larijani, al tema della pena di morte, e le sue dichiarazioni sono state totalmente cassate dai media iraniani, che invece hanno rilanciato le dichiarazioni di entusiasmo di Renzi. Con atteggiamenti di questo tipo, diventiamo fiancheggiatori di chi segrega e reprime oppositori, dissidenti e attivisti per i diritti umani.

Sono in molti, come l’Ambasciatore Terzi e l’Agenzia “United Against Nuclear Iran” (Uani), a ricordare il rischio per le imprese italiane ed europee nell’avviare investimenti in Iran. Cosa è fondamentale ribadire alle organizzazioni e individualità del mondo dell’impresa in Italia?

Trattare con l’Iran significa trattare con un Paese inaffidabile che, per un improvviso rivolgimento delle cose, può tornare in una “blacklist”, può venir meno ai suoi impegni, può lasciare un’impresa e un’intesa con un semplice cenno... Non a caso, nessuno può dare garanzie per intese economiche di questo tipo. Si tratta di scommesse a rischio elevatissimo per chi si mette su quella strada.

Il diritto alla conoscenza e le politiche iraniane, che rapporto possiamo riscontrare tra i media e l’informazione sull’attualità politica e giuridica in Iran?

I media italiani (con rare eccezioni) sono assenti in generale sui temi della promozione globale della libertà e della democrazia, e in particolare lo sono sul versante iraniano. Alcuni per sciatteria, altri più “dolosamente”. Occorre che alcuni - questo è il nostro impegno - tengano acceso un riflettore per non abbandonare i milioni di donne e uomini iraniani (la grande maggioranza di giovani e giovanissimi, per esempio) che desidererebbero vivere una vita libera e normale.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 21:58