La Confindustria delle... patacche

Acquisterete della merce da un industriale che la produce ammettendo che è difettosa, ma è “meglio di niente”, che non è magari un granché ma è una novità, mentre quella prodotta in precedenza era sempre la stessa per tanti anni, che il fatto che ha comunque cambiato modello gli farà ottenere più facilmente credito dalle banche, etc. etc.?

Pare che questi siano i piani ed i propositi degli industriali di Confindustria che, Boccia in testa, si sbracciano per sostenere la riforma Boschi-Renzi al referendum propinato al popolo italiano con quegli argomenti. Così per la Costituzione, così per i loro prodotti. Gli industriali italiani meritano certamente di essere meglio appresentati. Ce ne sono che fanno benissimo il loro lavoro, fondano la loro fortuna sulla genialità delle loro iniziative e sulla qualità dei loro prodotti.

Ci sono, poi, e ci sono sempre stati, industriali parassitari. Ma ora pare siano particolarmente in auge, divoratori di contributi, specialisti nel procurarsi privilegi, maestri nell’arte di accaparrarsi appalti pubblici, sfruttatori delle lotte e dei diritti dei loro dipendenti, pedine del giuoco della finanza meno presentabile. E, naturalmente, sostenitori dei governi che meglio garantiscono il loro parassitismo.

Ci deve essere una cultura comune in un certo tipo di industriali (penso a quelli di Sicindustria, la Confindustria di Sicilia, la spalla di Crocetta e dell’Antimafia-mafiosa. Anche in questo è una Sicilia come metafora) e il renzismo “etrusco” di Renzi.

Producono più sciagure e povertà che merci, opere, servizi. Come Matteo Renzi. Merci avariate, riforme avariate. Alla larga dagli uni e dall’altro. Bocciamo Boccia. No a Renzi ed alla sua riforma, “tossica” come certi titoli spacciati dalle banche dei suoi amici.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 21:53