Tutto il vecchio dei Cinque Stelle

Era evidente che il partito più mobilitato a sostegno delle ragioni del “No” sarebbe stato, alla fine, il Movimento 5 Stelle. Non si accorge però della contraddizione intrinseca in cui cade. Si è schierato infatti, pur se antipartitocratico, “a difesa” della Costituzione Italiana, nata proprio da un nobile e storico compromesso tra i partiti: i democristiani, i comunisti e i socialisti. Qual è allora l’idea antipartitocratica di Costituzione del movimento di Beppe Grillo? Senza una propria idea delle istituzioni e dello Stato, si limita a lanciare messaggi di onestà e trasparenza, in continuità con la strategia politica del “No” a tutto campo, a difesa di modelli inesistenti o superati in tutta Europa.

La propaganda di Grillo denuncia. Vogliono regalarci meno democrazia e più autoritarismo, la concentrazione del potere in un’unica Camera, l’introduzione della “tagliola” parlamentate, la subordinazione del Parlamento al Governo, la centralizzazione dei poteri regionali sullo Stato, il depotenziamento della democrazia diretta. Se fosse vero tutto questo cataclisma non ci sarebbe altro da fare che organizzare adunate di piazza in difesa della Costituzione, magari con le stesse bandiere della Democrazia Cristiana, del Pci e del Psi.

Grillo adopera, nel 2016, gli stessi argomenti, vecchi, della sinistra storica. Rivendica l’assemblearismo, come se fossimo ancora nella fase del compromesso armato del 1948. Forse non si è accorto che l’Italia ormai è un’altra. I muri ideologici sono caduti, anche nel lessico della destra. La sua battaglia, al fianco dei nostalgici del comunismo, finisce per essere una battaglia vecchia, non riproponibile. La democrazia infatti non finisce con l’elezione di un Parlamento, anche se formato da due Camere elettive. Infatti, non è piena se non mette il popolo in condizione di esprimere anche un Governo. Questo è infatti il vero “scettro” da dare al popolo. Altrimenti tutto torna nelle mani dei partiti, come nella Prima Repubblica.

La partecipazione è un valore e non diminuisce semplicemente perché si prevedono tempi certi per l’approvazione dei disegni di legge del Governo. Non si rimpicciolisce nemmeno ricollocando lo Stato davanti alle Regioni a difesa dell’interesse nazionale. Del resto, perché mai la qualità della tutela della salute dovrebbe dipendere dalla Regione in cui vivo? Grillo è in tutte le piazze a difendere la Costituzione, ma il suo obiettivo è Matteo Renzi non la Costituzione, l’ultimo ostacolo sulla strada per Palazzo Chigi.

Senza un progetto sulla società e sullo Stato, M5S veleggia su soglie di consenso del 30 per cento. Con l’Italicum vincerebbe quasi sicuramente le elezioni. Invece. È di qualche giorno fa il lancio dell’imminente proposta di legge per il ritorno al proporzionale puro. Col metodo d’Hondt, piccole circoscrizioni, le preferenze, una piccola soglia di sbarramento. Né più né meno che il proporzionale della Prima Repubblica. Eppure i modelli assembleari sono superati in tutt’Europa. Una ragione ci sarà? L’ultimo a cadere, con l’abolizione della proporzionale, è stato proprio quello italiano.

Qualcosa di analogo c’è ancora in Spagna. Ma il proporzionale lì, da più di un anno, inchioda la Spagna senza un governo. I conti non tornano. L’Italicum va rivisto, almeno per introdurre il premio di maggioranza alla coalizione vincente. Renzi avrebbe dovuto accorgersene più di sei mesi fa, quando i sondaggi ancora lo incoraggiavano. Ma il proporzionale del M5S non convince. A parte la demagogia che lo ispira, pare soprattutto nascondere qualcosa, un secondo fine. Troppo recente è la memoria delle mediazioni consociativo-parlamentari tra maggioranza e opposizione, le correnti organizzate per accaparrare preferenze da Prima Repubblica, i duemila miliardi di debito pubblico accumulati da un Parlamento libero dai vincoli della “Borsa”.

Con il proporzionale, Grillo si smarca dalla schiera dei potenziali riformatori dell’Italicum. Si estranea, ancora una volta, dagli altri, dal sistema dei partiti che, chi più chi meno, immaginano sistemi di democrazia governante. Non vuole concorrere in nessun modo a modificare una legge elettorale che gli ha già regalato Roma e Torino. Se la vedano gli altri. Meglio l’Italicum. Il lancio della proporzionale impossibile del resto serve solo a salvare la faccia. Un’eventuale accordo destra-sinistra poi sarebbe un altro bell’argomento di propaganda per marcare la distinzione dall’intero sistema dei partiti. Nella demagogia Grillo è maestro. Ma per piacere, lasci perdere almeno la Costituzione. Non merita la sua demagogia.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:03