Per l’accoglienza sono finiti i soldi

mercoledì 28 settembre 2016


Sulla questione dell’immigrazione clandestina si dovrebbe tutti recitare il mea culpa. Destra e sinistra, non fa differenza. Per affrontare il tema sono state saccheggiate tutte o quasi le branche del sapere: dalla sociologia all’antropologia, dalla geopolitica alla macroeconomia, alla medicina, alla demografia. Si è discusso di scienze climatiche, per non parlare dei problemi di fede e d’ideologia. Non ci siamo fatti mancare niente per sostenere le opposte tesi del pro e del contro l’accoglienza. Ma nessuno si è posto, a tempo debito, l’unica domanda che avrebbe avuto senso porsi: se finiscono i soldi da dispensare per gli immigrati, cosa succede?

Intanto, ci siamo. A furia di dirci migliori, più umani, più buoni di tutti gli altri abbiamo trascurato la realtà: questa è pur sempre l’Italia. Il Paese dove le opere pubbliche sovente restano a metà perché, dopo un iniziale scialacquamento di denari dei contribuenti, arrivano i giorni di magra. Che diventano settimane, poi mesi e anni. E le “grandi opere” diventano sinfonie di Franz Schubert: incompiute. È successo con le scuole, gli ospedali e i viadotti, oggi accade con l’accoglienza. È notizia di questi giorni che i soldi sono finiti. Mancano 600 milioni di euro per coprire i costi già sostenuti nel 2016. I privati, in testa le cooperative, che stanno gestendo il sistema dell’accoglienza sono al collasso. Stipendi non pagati dallo scorso aprile agli operatori impegnati nei centri, servizi a rischio e, nei prossimi giorni, lo spettro della cessazione delle attività con l’ovvia conseguenza di vedere sciamare per le strade la moltitudine di ospiti che non potranno più ricevere assistenza. Questo è l’ultimo capolavoro italiano.

Se prima la possibilità che potesse scoppiare la rivolta sociale a causa della debordante presenza di clandestini sul territorio nazionale era relegata a boutade demagogica dei “populisti”, oggi è un’ipotesi maledettamente concreta. Il Governo Renzi è riuscito, suo malgrado, nella paradossale impresa di smontare il principale argomento polemico dell’opposizione. Chi si lamentava del trattamento privilegiato riservato agli immigrati a danno degli italiani lasciati indietro, non potrà più farlo. Italiani e stranieri sono di nuovo eguali per lo Stato: tutti trattati nello stesso modo da schifo. Tutti in braghe di tela. Sai che consolazione! Di là dalla facile ironia, la verità è che il nostro Paese rischia grosso. Renzi ha tentato un uso spregiudicato della leva migranti per forzare la mano alle autorità di Bruxelles. Scopo finale era ed è quello di ottenere maggiore flessibilità sui conti pubblici, che vuol dire la possibilità di continuare a indebitarsi per impegnare in spesa improduttiva ulteriore ricchezza che l’Italia non ha. E, quel che è peggio, non produce.

Al momento l’arcigna Europa tiene duro. A Bruxelles non c’è un cane che sia disponibile a subire ancora la politica dello sperpero a uso elettorale, che è la cifra del nostro Governo fin dalla sua nascita. Nell’Unione il ragionamento che si fa è lineare: volete fare gli splendidi con una politica dell’accoglienza suicida? Fatelo ma non a spese nostre e, soprattutto, tenetevi chi fate entrare senza che ne abbia legittimo diritto. In queste ore il ministro Angelino Alfano, principale responsabile del disastro che si sta stagliando all’orizzonte della politica italiana, bussa alle porte del ministero dell’Economia con il cappello in mano per implorare che gli si dia un po’ di denaro fresco. Con i chiari di luna che si vedono dalle parti di Via XX Settembre non sarà facile che Pier Carlo Padoan lo accontenti. Eppure, una soluzione dovranno trovarla prima che la situazione precipiti. Altrimenti, ora che è iniziata ufficialmente la campagna referendaria con quale faccia Renzi e compagni potranno chiedere agli italiani che dicano ancora un altro sì?


di Cristofaro Sola