Il Ponte e la Carta:   la strumentalizzazione

Ci risiamo. Matteo Renzi, ormai in piena campagna elettorale, dichiara, rivolto alla Salini-Impregilo (capofila della cordata internazionale che aveva vinto il bando di concorso e che è stata estromessa dalla costruzione con una legge proposta da Mario Monti al Parlamento) che “…se siete in condizione di sbloccare le carte e di sistemare quello che è fermo da 10 anni, noi ci siamo”. A queste parole c’è chi applaude ma c’è anche chi capisce che trattasi dell’ennesimo tentativo di turlupinare la gente e, magari, “rubargli” il voto positivo al prossimo Referendum costituzionale.

Che significa, infatti, invitare la Salini-Impregilo a “sbloccare le carte”? Se è riferito alla causa per ottenere la chiusura del contenzioso, il giovanotto fiorentino dovrebbe essere informato che la Salini-Impregilo capogruppo della cordata di costruttori, raccolta nell’Eurolink, ha già dichiarato da tempo che pur di realizzare quello che sarebbe un vero e proprio gioiello d’ingegneria e di architettura, è disponibilissima a farlo rinunciando alla penale (oltre 1 miliardo e 200 milioni che sarebbero veramente buttati dalla finestra) perché ama troppo il nostro Paese e non gli va di continuare a costruire grandi opere (allargamento Canale di Panama) e ponti in giro per il tutto il mondo (come il più recente Ponte di Istanbul) e non fare quello che rilancerebbe l’economia del nostro Paese e sarebbe una Expo permanente per l’Italia.

Se Renzi invece si dovesse riferire allo sblocco della vicenda burocratica è in perfetta malafede ed usa il Ponte per abbindolare le popolazioni meridionali. Perché in malafede? Perché nessuno può sbloccare le scelte del Parlamento, se non lo stesso Parlamento, modificando la legge (voluta da Mario Monti) che ha determinato il blocco del sogno siculo-calabro realizzando “i compiti a casa” dettati dalla Merkel terrorizzata che il traffico container, da e per l’Estremo Oriente, veicolato sulle ferrovie italiane, potesse ridurre l’attività dei porti del Nord Europa come Rotterdam, Amburgo e Anversa. Ha risposto a Renzi anche Pietro Salini dicendo che: “Noi siamo pronti, possiamo partire anche domani e non c’è alcun problema tecnico, dipende solo dalla politica”, in pratica restituendo la palla al cantastorie toscano.

Vorrei sinceramente sbagliare ma la dichiarazione di Renzi sul Ponte ha un forte e acre sapore elettoralistico come ce l’ha e ce lo avrà tutto ciò che promette nei prossimi 67 giorni. Lui è abituato ad annunciare ed a promettere così come è altrettanto abituato a disattendere. Il referendum, fissato al 4 dicembre, lo ha poi mandato in tilt e, senza freni, e con i sondaggi negativi promette a destra e manca la qualunque. Comunque, ripeto, ma vorrei tanto dovermi sbagliare, penso che sia un vero e proprio imbroglio. Renzi parla di 100mila posti di lavoro quando le previsioni fatte dall’Eurolink parlano di 40mila posti nei 6 anni.

Ma se Renzi ha altre cifre, delle due una sola: se lui sapeva di questa considerevole cifra e, malgrado ciò, ha tenuto bloccato il Ponte è un irresponsabile senza alcuna scusante (tenuto conto della grave crisi che continua a mordere il Paese); se invece ha buttato una cifra ad effetto è solo un millantatore che illude, per il proprio tornaconto, masse meridionali di disperati senza lavoro. Ma di qua al 4 dicembre le illusioni si conteranno a decine: pensionati, statali, studenti, industriali, imprenditori, casalinghe, terremotati, e quant’altri scoverà nel panorama italiano da illudere e imbrogliare pesantemente.

In questa operazione il ducetto di Rignano non rinuncia niente: dal quesito truffaldino inserito sulla scheda e che si spera il Tar vorrà far modificare, agli attacchi all’Europa sperando di cogliere il malumore antitedesco che domina in Italia, alle bugie sul risparmio che si realizza con le riforme (la Corte dei conti ha certificato che l’abolizione del Senato farà risparmiare poco più di 50 milioni all’anno, mentre si parlava di alcuni miliardi). Ma il 5 dicembre finirà tutto e il nostro “statista in erba” non potrà dire “finita la festa gabbato lo santo”, perché se festa ci sarà questa è quella di chi festeggerà la fine del pericolo corso dalla democrazia italiana. Comunque la vicenda Ponte ci spinge a intensificare la battaglia per il No alle cosiddette riformette renziane. L’imperativo categorico sarà quello di votare No alla distruzione della nostra Costituzione.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 21:59