Roma a Raggi X:   come corre la cronaca!

Solo tre giorni fa sembrava che l’argomento d’attualità fosse il gran rifiuto di Virginia Raggi, sindaco di Roma, alla candidatura della Capitale per le Olimpiadi del 2024. Si incrociavano gli editoriali dei più noti commentatori, chi approvando la decisione e soprattutto i motivi della signora Raggi, chi invece condannandola, per i motivi più vari. Tra i sostenitori del rifiuto e i paladini delle Olimpiadi romane c’era perfino una terza fazione: quella che avrebbe voluto interpellare i cittadini di Roma mediante un referendum consultivo, per poter decidere poi in base al volere dei più. E anche a questo proposito c’era chi diceva sì al referendum (ma consultivo, ma senza quorum… insomma, per così dire, un tantino “addomesticato”) e chi diceva no perché tanto si sa che gli Italiani non votano con la testa, ma secondo lo schieramento che sentono più vicino a sé. E qui si innesca un altro complicato ragionamento, sul fatto che il cittadino vota in modo irrazionale perché non è informato, e peggio fa quando si tratta di referendum, a cui attribuisce minore importanza rispetto al voto di lista. Poiché il cittadino dimentica, nonostante le molte lezioni che ha ricevuto negli anni, che è colpa sua se è mal governato e lascia il potere nelle mani dei partiti, invece di rivendicare il proprio diritto in base all’articolo della Costituzione che afferma “la sovranità appartiene al popolo”.

Sono passati solo tre giorni, e il quadro è completamente cambiato. Il sindaco capitolino ha visto dileguarsi anche un altro assessore, ma non è più alla ribalta, perché in primo piano ci sono già le comparsate di Beppe Grillo che dichiara l’intenzione di riappropriarsi delle leve di comando del suo movimento, e il Premier Renzi piazza una carica da undici sui quotidiani, resuscitando il ponte sullo stretto di berlusconiana memoria, e calcolando sul pallottoliere delle sue fanfaronate le centinaia di migliaia di posti lavoro che ne deriverebbero.

L’attualità è cambiata, ma sulle Olimpiadi non si è ancora votato, nella sala Giulio Cesare dove si tengono le riunioni capitoline: dunque è ancora possibile che l’argomento torni alla ribalta. E parliamone, senza troppa animosità. Chi c’era, sa che la XVII Olimpiade, celebrata a Roma nel 1960, era costata molto. Ma il Coni si era assunto gran parte del costo, poiché aveva gli introiti del Totocalcio e gli incassi per la vendita degli spazi televisivi a caro prezzo: in tal modo il Coni alleggerì il peso per l’Erario e per il Comune, e in definitiva per i cittadini.

Lo Stato, mediante l’impegno del ministero dei Lavori pubblici, provvide le infrastrutture e progettò anche nuove strade, ponti, viadotti, parcheggi e parchi, attuando una nuova e più moderna programmazione urbanistica. Certo, non mancarono gli scandali per episodi di corruzione (l’indole della italica gens non cambia mai) mentre mancò completamente una indispensabile via di comunicazione dall’aeroporto di Fiumicino ai centri olimpici. Ma furono ristrutturati e adattati lo Stadio Olimpico ed il vicino Stadio dei Marmi di mussoliniana memoria, furono costruiti ex novo il Palazzetto dello Sport, il Villaggio Olimpico (diventato poi centro abitativo civile), sottovie veicolari, il grande viadotto da piazzale Flaminio a Porta Pia, tutta la grande arteria di scorrimento che da allora si chiama “via Olimpica”, e molto altro che sarebbe lungo elencare. Il Comune provvide le reti di telecomunicazione, i centri stampa, l’illuminazione anche notturna dei monumenti, la ripulitura della facciata di palazzi storici, la manutenzione di parchi e giardini vecchi e nuovi.

Sì, le Olimpiadi del 1960 furono un evento storico e lasciarono una eredità preziosa alla città di Roma. Ma il capo del Governo era Alcide De Gasperi, il sindaco di Roma era Urbano Cioccetti, il Presidente del Coni era Giulio Onesti, i lavori principali furono progettati da Pier Luigi Nervi. Il giuramento olimpico degli atleti fu pronunciato dal discobolo Adolfo Consolini, e abbiamo visto Livio Berruti correre i 100 metri, e l’Etiope Abebe Bikila percorrere a piedi nudi i 42 chilometri e 195 metri della maratona in 2 ore, 12 minuti e 12 secondi. C’erano i fratelli D’Inzeo con la loro cavalcata elegante e precisa sugli ostacoli, c’erano Cassius Clay e Nino Benvenuti, e molti altri ancora... Sì, davvero: quelle furono Olimpiadi entusiasmanti, di valore storico.

Nel 2024, credetemi, sarebbe tutta un’altra cosa.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 21:56