Pieni poteri di Cairo sul Corriere della Sera

Svolta a via Solferino. Torna al vertice dopo tanti anni di azionisti legati da un patto di sindacato un imprenditore con in portafoglio un largo pacchetto di maggioranza (59,69 per cento). L'editore alessandrino Urbano Cairo, che aveva vinto l'Opa contro la cordata guidata da Andrea Bonomi, è stato confermato dall'assemblea degli azionisti presidente, mantenendo anche la carica di amministratore delegato che deteneva dal 3 agosto. La componente legata dal patto di sindacato, composta da Pirelli, Della Valle, UnipolSai, Mediobanca, è in possesso del 24,77 per cento delle azioni. I quattro soci storici di Rcs Mediagroup sono entrati tutti nel nuovo Consiglio di Amministrazione (Diego Della Valle, Marco Tronchetti Provera, Carlo Cimbri e Veronica Gava) in quanto Cairo ha portato a 11 i componenti dai preventivati 9 iniziali. In questa maniera Cairo sarà affiancato da Stefano Simontacchi, Marilù Capparelli, Alessandra Dalmonte, Stefania Petruccioli, Gaetano Micciché della Banca Imi e primo creditore del gruppo Rcs mentre Banca Intesa vanta ancora 200 milioni di prestiti sul totale di 410 milioni.

Completato il vertice (compenso annuo a 350 milioni da ripartire tra gli undici) e attribuita la vicepresidenza, ora le attese sono per la presentazione del piano industriale. In base ad alcune dichiarazioni la direzione di marcia si dovrebbe basare sulla razionalizzazione delle spese del Corriere della Sera e della Gazzetta dello Sport, sulla semplificazione della vita aziendale, sulla motivazione dei dipendenti (giornalisti, manager e tipografi) e sul rafforzamento del marketing sui contenuti editoriali. Con la scelta di nominare undici consiglieri, Cairo ha inteso dare più spazio alla minoranza, tenuto conto sia dei nomi dell'imprenditoria italiana e milanese sia della consistenza quota del quasi 25 per cento. La consapevolezza è che c'è molto da lavorare (“sono aperto - ha detto Cairo - ai suggerimenti di tutti”) come evidenziano i conti della trimestrale, effetto delle decisioni prese in precedenza. Ci saranno tagli e di che genere?

Sicuramente ci saranno nel settore dei manager e degli amministrativi. Secondo indiscrezioni che filtrano da via Solferino e da Roma per ora Cairo non intenderebbe affrontare la questione che riguarda i giornalisti. Vuole prima vederci chiaro. Per riconquistare i lettori perduti, anche a causa della crisi economica e dell'editoria in particolare, sia dal Corriere che dalla Gazzetta occorre rinforzare la qualità che si ottiene con buoni giornalisti ed editorialisti. Pur preferendo la carta al digitale questo resta un campo essenziale soprattutto per i giovani che utilizzano le piattaforme come cellulari e smarthone. Nessuna azienda editoriale può fare a meno di un sito Internet di buon livello.

La formula Cairo in campo editoriale sembra per ora vincente. Fanno capo all'imprenditore i settimanali di successo come Dipiù, Diva e donna, Tv mia, l'editoriale Giorgio Mondadori Airone, Gardenia e Arte. La Cairo Comunication ha acquisito il canale televisivo “La7” mettendo come direttore del telegiornale Enrico Mentana. Finora Cairo ha guidato un gruppo da 260 milioni di ricavi mentre il fatturato di Rcs Mediagroup nel 2015 è stato di circa un miliardo. In un anno circa La7, comperata nel 2013, è passata da una perdita pluriennale (13 anni di seguito sotto la guida della Telecom) a conti in pareggio.

Le sfide ora sono altre a partire dalle attività spagnole di Rcs che hanno provocato gran parte del rosso di bilancio. Per ora l'imprenditore alessandrino ha dimostrato di essere bravo ad innovare la sua offerta nei magazine. È atteso alla prova sui due più importanti quotidiani italiani. Da Cuccia a Cairo gli assalti al fortino di via Solferino si sono ripetuti e intorno al gruppo editoriale si sono giocate partite cruciali a partire dalla guida di Giovanni Agnelli (Gemina della Fiat aveva il 46,2 delle azioni, poi controllata da Cesare Romiti) alla influenza del banchiere Giovanni Bazoli per passare alla tentata scalata dell'immobiliarista romano Ricucci, poi finito in manette, e all'operazione di Andrea Bonomi per mantenere il controllo del Corriere nonostante fosse tra i venditori che avevano rifilato alla Rcs l'acquisto del gruppo spagnolo Recoletos, causa principale dell'indebitamento.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 21:51