“Ti racconto la politica”

sabato 15 ottobre 2016


Cronaca di un Congresso (Capitolo 55 - Parte F) - Come affermato in precedenti occasioni, i congressi provinciali “eleggono” i dirigenti del partito e i delegati ai congressi superiori; è opportuno capire l’intrinseco significato di ciò; adesso ritorniamo però alla nostra diretta. L’orario della seconda convocazione è arrivato.

I convenuti si radunano qua e là, facendo dei capannelli appena fuori o appena dentro la soglia d’ingresso, dunque, come abbiamo visto nel capitolo 53, iniziano ad ambientarsi. La maggior parte va verso la sala dove a breve inizieranno gli interventi oratori; pochi altri, che entreranno in sala subito dopo, si recano prima alla verifica poteri per il riconoscimento dei ruoli congressuali. Sembra tutto libero, spontaneo e perfino un po’ goliardico come in un ritrovo di ex amici di scuola o cose del genere ma, a guardarsi bene intorno, è facile notare degli individui che osservano e scrutano minuziosamente tutto.

Si tratta di un’adunanza, dunque c’è la presenza della polizia o dei carabinieri, ma c’è anche un gruppetto di iscritti al partito, ai quali è stato assegnato il compito di vigilare e svolgere una sorta di servizio d’ordine interno. Nella sala dell’assemblea, ecco bene in vista e quasi sempre sopra un palcoscenico, il tavolo dei relatori. I posti a sedere delle prime due o tre file di fronte al palcoscenico e al tavolo dei relatori sono contrassegnati col cartellino “riservato” e destinati alle autorità e a quanti passano per tali. Nell’area del congresso c’è una “sala stampa” riservata ai giornalisti che dispongono pure di un tavolo nella sala assembleare. Il congresso è un rito e come ogni rito ha dei precisi passaggi che non sono affidati al caso neppure in minima parte. Vige una specie di codice che impregna l’atmosfera di ogni ambiente dell’area congressuale. È una sorta di gioco di “segnali” che si esprimono attraverso il linguaggio, i gesti e i comportamenti... è perfino possibile parlare a un’intera platea, rivolgendosi a pochissime persone.

È sgradevole evidenziarlo, ma i “meno importanti” arrivano sempre prima; capita pertanto di notare la tronfia espressione di taluni che vanno ad occupare la propria poltroncina riservata, mentre c’è già qualcuno che, non avendo trovando posto, è rimasto in piedi. A fianco del largo tavolo dei relatori che, come affermato, “sovrasta” tutto, c’è un podio con un microfono riservato a chi prenderà la parola per rivolgersi ai presenti. In quel tavolo, i posti sono assegnati in modo preciso; il segretario o comunque lo statuto definisca il capo del partito è in un certo senso il padrone di casa, dunque, siederà al centro. I relatori prendono ovviamente posto nella parte del solo lato lungo del tavolo che permette di avere la platea di fronte; può sembrare assurdo che talvolta si tenga in considerazione, ma in quel lato può esistere un posto centrale, solo se i posti a sedere sono dispari... fateci caso.


di Giannantonio Spotorno