Renzi-Obama: 2 cuori   e una capanna

Pensate cosa accadrebbe se fra qualche settimana nel corso di una eventuale conferenza stampa, a seguito di un incontro ufficiale con una delegazione dell’attuale opposizione, Vladimir Putin si esprimesse chiaramente a sostegno del “No” al referendum del 4 dicembre. Scoppierebbe un putiferio da sfiorare il grave incidente diplomatico. Televisioni e giornali tuonerebbero contro l’inaccettabile interferenza e tutti i benpensanti intellettuali vicini a Matteo Renzi censurerebbero Putin in ogni modo.

Bene, anzi male, siamo in Italia e se tutto ciò lo fa Barack Obama, presidente uscente e perdente, è salutato dai media con colpi di cannone a festa, come fosse una testimonianza della forza e del potere dell’Italia renziana. Al contrario, la spettacolare commedia di encomio, sostegno, al nostro Premier e alla sua proposta di riforma fatta da Obama sottintende solamente altre e ulteriori obbligazioni all’obbedienza.

Certi show si possono ottenere dall’America solo in cambio della più totale disponibilità a seguire passo dopo passo le indicazioni di politica internazionale che gli States impartiscono agli alleati. Tanto è vero che, nella nostra storia, quando Bettino Craxi, da vero e grande statista, ebbe il coraggio di far prevalere, nell’episodio di Sigonella, il diritto internazionale e quello italiano sui desiderata Usa, fu messo all’indice e non solo... Resta in tanti il dubbio che qualche zampino americano nell’opaca vicenda di Tangentopoli, che guarda caso distrusse Craxi e il Psi, potrebbe veramente esserci stato. Insomma, con gli Stati Uniti d’America più si obbedisce e più si è premiati e il premio è direttamente proporzionale al livello di accondiscendenza, dunque se tanto ci dà tanto figuriamoci nel caso di specie. E non è per nulla un caso che, proprio in questo periodo, la necessità di ulteriori presenze militari italiane nelle zone calde, dall’Est Europa alla Libia, al Medio Oriente, si vada stranamente rafforzando. Ecco il perché con ogni probabilità la kermesse della Casa Bianca, a favore di Renzi e del “Sì” al referendum, si è spinta sorprendentemente oltre il limite delle attese.

Sia come sia, per noi è tutt’altro che un buon segno e non solo perché Obama è uscente e perdente (la sua politica è stata un fallimento), ma perché se a sostituirlo dovesse davvero arrivare Hillary Clinton sarebbero dolori. Hillary, infatti, pur essendo democratica come Obama, è esattamente l’opposto di Barack, sotto quell’aspetto buonista e sorridente, l’ex first lady, nasconde un carattere arrivista, interventista, rancoroso e per certi versi spregiudicato. La Clinton certamente avvierebbe tutt’altra politica internazionale e militare, spingendo gli alleati, l’Italia in testa, a seguirla, a partire dai rapporti con la Russia di Putin. Insomma, quali che siano gli eventuali impegni presi da Renzi per avere tanto consenso e apprezzamento a Washington, con Hillary a capo dell’amministrazione Usa poterli riconsiderare sarebbe impossibile o quasi. Oltretutto questo grande amore, da due cuori e una capanna, fra Matteo e Barack, non considera la variabile Donald Trump che, se poco poco scattasse, portando Donald alla Casa Bianca, ci metterebbe in una difficoltà impensabile.

Va da sé, infatti, supporre quanto sarebbe grande l’imbarazzo nei confronti del nuovo capo degli Usa, di un governo come il nostro, che gli si è schierato così platealmente contro. In buona sostanza siamo di fronte ad una serie di leggerezze piuttosto rischiose compiute solo al fine di ottenere un maxispot elettorale a favore del “Sì” al referendum. Sia come sia, per noi in tutto ciò non c’è granché da festeggiare; anzi, restiamo convinti che non solo vincerà il “No”, perché gli italiani sono sempre meno abbindolabili, ma che per avere potere internazionale ben altre politiche servirebbero. Del resto, a semplice titolo di commento, basti pensare alla pessima e incredibile figura fatta dal nostro Paese con l’astensione nella votazione Unesco su Gerusalemme. Oggi più che mai serve di affiancare e sostenere Israele e il suo popolo, astenersi su una vergognosa proposta messa ai voti nell’ultima conferenza di Parigi conferma solo la debolezza e la scarsa affidabilità del Governo Renzi.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 21:50