Israele, l’Unesco,   la vergogna su di noi

Siamo stati bombardati dal fumettone di Matteo Renzi che va da Barack Obama a prendere ordini e pacche sulle spalle. E poi: Renzi che fa questo e Renzi che fa quello. Non se ne può più. Ci hanno fatto respirare fumo perché non vedessimo la porcata sulla quale il nostro governo ha messo la firma. Come altro definire il voto italiano di astensione, in sede Unesco, alla Risoluzione con la quale verrebbero negati i legami storici tra il popolo ebraico e i luoghi santi della città vecchia di Gerusalemme? Mozione fortemente voluta dai rappresentanti dell’Autorità Nazionale Palestinese e accolta dal mondo arabo come una grande vittoria sulla via dell’annientamento delle ragioni storiche e politiche dello Stato d’Israele.

L’Italia, di fronte a questa aberrazione, ha fatto spallucce. Astenersi ha significato essere complici di una nuova “verità” che è falsa, vile e pericolosa. Falsa perché anche chi conosca la Storia per approssimazione, facendosi due conti, potrebbe verificare che a Gerusalemme gli ebrei ci stessero da molti secoli prima che il profeta Maometto venisse al mondo. Senza aver letto le “Antichità Giudaiche” di Tito Flavio Giuseppe, una fugace ripassata della Bibbia, nella quale è minuziosamente ricostruita la storia delle tribù d’Israele, avrebbe evitato alle “menti” dell’Unesco di partorire una “cazzata” di dimensioni galattiche. Vile perché, non riuscendo ad avere ragione dell’interlocutore con le armi della politica e della diplomazia, i leader palestinesi cercano di mettere nell’angolo il governo d’Israele facendogli intorno terra bruciata attraverso la menzogna certificata da enti internazionali in odore di sottomissione ideologica e culturale.

L’obiettivo strategico è chiaro: se si consolida la convinzione che non vi sia alcuna corrispondenza simbolico-identitaria tra il Monte del Tempio, il Muro del Pianto e la Tradizione del popolo ebraico, la presenza israeliana a Gerusalemme deve essere declassata a “occupazione” di uno Stato straniero in danno a un territorio che appartiene ad altri. Pericolosa perché se si ricorre al metodo della negazione storica per delegittimare l’avversario, si finisce con l’ammettere che tutto può essere negato. Allora la distruzione del Secondo Tempio di Gerusalemme, ordinata duemila anni orsono dall’imperatore Tito, non sarà mai avvenuta, il processo a Cristo davanti al Sinedrio non ci sarà stato e anche la sua crocifissione si scoprirà essere una bufala. E tutti gli olocausti prodotti dall’odio di uomini verso altri uomini? Fantasie di ossessionati dalle tesi complottistiche.

Se le cose allucinanti scritte in quella sciagurata Risoluzione l’avesse dette, in Italia, qualcuno di destra, la sinistra lacrimevole e buonista l’avrebbe mandato al rogo. Se però la porcata è opera del governo amico ci si passa su: va bene. Anzi, va talmente bene che è meglio non parlarne. Ma andate a ramengo! Ipocriti. Se ne deve invece parlare. E tanto. Perché quel non-voto dal sapore così maledettamente “boldriniano” ci ha coperto di disonore. Hanno fatto bene Pillitteri e Vecellio a sollevare la questione sul nostro giornale. Faranno bene altri colleghi a non mollare la presa. Eccellente anche l’iniziativa della redazione de “Il Foglio” che ha deciso di andare a protestare sotto la sede della Commissione Unesco di Roma, facendo del palazzo cinquecentesco dei marchesi del Monte un surrogato nostrano del Muro del Pianto. Tra i bigliettini incollati agli intonaci delle antiche pietre, messaggeri virtuali di pensieri di pace destinati al popolo ebraico, ci permettiamo sommessamente di aggiungerne uno di nostra pedestre fattura, pensato e scritto con tutto il livore possibile verso chi ci governa: “Fratelli d’Israele vi chiediamo perdono per la pugnalata alla schiena che vi ha inferto l’inquilino di Palazzo Chigi per mano dei suoi attaché. Per rimediare all’onta facciamo solenne voto di liberarci al più presto del cialtrone Renzi, servo d’ipocrisia e di viltà. E per amore di precisione vi diciamo anche quando ciò accadrà: il prossimo 4 dicembre”.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:03