“Ti racconto la politica”

sabato 19 novembre 2016


Cronaca di un Congresso (Capitolo 60 - Parte H) - La democrazia non è certo ciò che ci aspettavamo e qualora avessimo pensato che, tra le forme di rispetto nei confronti del popolo, essa si fosse sentita in dovere di coinvolgerlo correttamente per conoscerne le aspettative circa l’organizzazione della vita sociale, allora abbiamo davvero fatto un grosso errore. Oggi, purtroppo, la democrazia è divenuta la facciata elegante degli inganni istituzionali più infami; nulla è spontaneo, tutto è pilotato e ne è prova la stessa prepotenza con cui viene messa in moto e gestita la macchina congressuale dei partiti, che stiamo descrivendo da qualche tempo.

Come dicevamo negli ultimi capitoli della nostra “diretta”, ogni seggio ha il proprio presidente e i propri scrutatori; i presidenti sono nominati dai “padroni” del partito, nelle sedute del “tavolo del preordino dei congressi” più volte descritto. Gli scrutatori, invece, sono scelti un po’ più “liberamente”. Ogni lista ha infatti diritto a nominare i propri scrutatori, ma viene da sé che tanto nel discorso della lista unitaria, quanto in quello delle liste concordate, si tratti di facili nomine che fanno parte delle varie coartazioni.

Il problema nasce nel caso delle liste contrapposte ma detto caso, invece del confronto che si ama nobilmente definire come “democratico”, determina una serie di soprusi che, tra l’altro, non offrono neppure degli interlocutori a cui rivolgersi. Come sappiamo, il tavolino del preordino dei congressi non è un organo statutario, pertanto non esiste ufficialmente, tuttavia preconfeziona ogni congresso e prende accordi verbali che, se anche appuntati su qualche pezzo di carta, sono solo delle intese omertose tra le parti. È dunque ovvio che nel corso di una controversia come, per esempio, quella che stiamo per descrivere di seguito, le intese omertose di cui sopra non sono mai utilizzabili quali prova o testimonianza di nulla. In ogni modo, nelle riunioni intorno a quel campione di antidemocrazia che è il tavolino del preordino dei congressi, si è stabilita ogni cosa... seggi, presidenti e scrutatori compresi.

All’apertura del congresso, domenica mattina nel nostro caso, due signore che erano state indicate quali scrutatrici arrivano al banco della verifica poteri e apprendono che i loro nomi non risultano in elenco. Gli addetti non sanno ovviamente nulla; loro ricevono infatti gli elenchi con gli incaricati dei vari ruoli e possono solo leggerli. Insomma, i nomi delle due signore non ci sono e, guarda caso, si tratta proprio delle scrutatrici che erano state chieste dai presentatori della lista “contrapposta”.

“Telefoniamo a Roma! Chiamiamo la direzione nazionale! Chiamiamo i carabinieri! Denunciamo alle autorità!”, urla qualcuno. “Chiamiamo i dirigenti del partito! Blocchiamo il congresso!”, urla qualcun altro”. I telefonini squillano come aggrediti da quel senso di giustizia per cui gli onesti vanno a morire; ma tutto tace e, come sempre accade in questo nostro Paese, anche quest’ingiustizia andrà a consumarsi nella più sprezzante omertà.


di Giannantonio Spotorno