Ddl fiscale: l’intervento del senatore Mauro

Legislatura XVII - Aula - Resoconto stenografico della seduta n. 730 del 24/11/2016

Giovanni Mauro [GAL (GS, PpI, M, Id, E-E, MPL)] - Signora Presidente, colleghe e colleghi, signor rappresentante del Governo, avevamo avuto un approccio nei confronti del decreto fiscale di grande interesse e volontà di partecipazione alla modifica di quello che riteniamo essere uno dei punti deboli del nostro sistema statuale.

La pressione fiscale eccessiva, ma anche le forme di esecuzione per la riscossione delle tasse sono uno degli aspetti che riteniamo più scandalosi del nostro sistema Paese. Pertanto, la dichiarata volontà di eliminare Equitalia si sposava, nel nostro sentire, con la volontà di dare ai contribuenti italiani un sistema di riscossione più equo, davvero un sistema in cui il fisco non sia visto, nell’immaginario collettivo, come il satrapo impositore che persegue il cittadino contribuente, ma come chi lo coadiuva, lo aiuta nell’esercizio doveroso del pagamento delle tasse dovute.

Invece ci troviamo di fronte a un’operazione di facciata, che ha bisogno del voto di fiducia per consentire, ancora una volta, che non vi sia un libero dibattito che possa portare miglioramento a un provvedimento di legge che non si capisce a chi vuole portare giovamento: di certo non ai piccoli e medi imprenditori italiani, quelli dei settori agricolo, artigianale e industriale; sono gli imprenditori che, negli ultimi sei lunghi anni di crisi, che ormai si avvicendano l’uno dopo l’altro, non hanno più la capacità, la potestà, la possibilità di far fronte anche al dovuto nei confronti del fisco.

Ebbene, questo provvedimento, la cosiddetta rottamazione delle cartelle, può essere solo a beneficio di coloro che hanno liquidità in tasca. Non esiste piccola o media impresa che possa aderire a una rottamazione che prevede l’immediato pagamento, nell’esercizio 2017, del 70 per cento della somma dovuta. Un’operazione di questo genere non porta giovamento neanche alle tasche dello Stato. Infatti voi, con questo provvedimento, avete introdotto una manovra che avreste considerato scandalosa se solo fosse stata messa in campo da un Governo di altro segno, da un Governo di centrodestra. Voi introducete un condono ma, diversamente da altri condoni che abbiamo visto nel nostro Paese, è solo per i ricchi, è un regalo di Stato a chi ha la possibilità di pagare le tasse, nella misura del 70 per cento, immediatamente. Questa manovra, quindi, non porterà benefici neanche alle tasche dello Stato per l’impossibilità di adesione a una rottamazione così congegnata.

Ma la cosa che più dà scandalo, che davvero dà il segno di quale sia l’atteggiamento politico che porta avanti questo Governo, è l’articolo 5-bis di questo decreto fiscale, in cui si prevede una rottamazione agevolata per i petrolieri, per le aziende che operano nel settore del gas e degli idrocarburi: per loro viene prevista una rottamazione diversa; per loro è previsto il pagamento in sette comode rate annuali; per loro è previsto il pagamento del 20 per cento di quanto residua dei pagamenti delle loro cartelle. Si ha così un doppio metro, una doppia corsia: una corsia larga, comoda e veloce, chiaramente per il settore del petrolio - non devo essere io a svelarlo - quello con maggiore capacità di reddito e che coinvolge aziende che sicuramente hanno polmoni e capacità finanziarie ben diverse da quelle del sistema produttivo medio italiano. Per loro si congegna una norma che è un regalo incredibile e importante e per tutti gli altri si prevedono norme assolutamente inattuabili.

Dunque, il nostro giudizio non è negativo soltanto dal punto di vista tecnico per lo strumento che viene adottato. Il nostro giudizio non è negativo soltanto perché avete voluto fare un’ennesima operazione di facciata con il sistema radiotelevisivo, che è quello di Stato ed è pagato con soldi dei contribuenti, che fa un’operazione assolutamente incredibile di imbonimento. Negli ultimi giorni si continua a ripetere che si è aggiustato al rialzo l’andamento del Pil allo 0,8 per cento. Nessuno dei conduttori televisivi, nessuno dei giornalisti addetto a questi servizi ha detto che all’inizio dell’anno la previsione era dell’1,1 per cento, e quindi l’aggiustamento sarà in positivo rispetto all’ultimo trimestre, ma è in assoluto negativo rispetto alle previsioni fatte dal Governo all’inizio dell’anno. E questo non è un fatto privo di influenza nella vita quotidiana dei nostri cittadini.

La precedente legge di stabilità per l’anno 2016 era basata su una previsione di crescita dell’1,1 per cento. Quando la crescita effettiva si ferma allo 0,8 per cento, vuol dire che il nostro Paese, complessivamente, ricorre a un ulteriore indebitamento e l’indebitamento ulteriore, a firma Renzi, in questo Paese è già di 112 miliardi rispetto alla precedente gestione. È un indebitamento che continua.

Che fine hanno fatto, allora, le dichiarazioni per cui erano delinquenziali le politiche precedenti che avevano consegnato alle future generazioni un debito colossale? Voi lo state soltanto aumentando. Il nostro debito pubblico non solo non diminuisce, ma aumenta di altri 112 miliardi. Come pensate voi alle generazioni future? In quale Paese immaginate che possano vivere le nostre nuove generazioni, ulteriormente appesantite dall’azione di debito? Non pensiate - ve lo dico con il cuore in mano - che possano essere i cosiddetti poteri forti, la grande finanza internazionale a salvare questo Paese. Il nostro Paese, con le sue capacità, con la forza che deriva dalla sua struttura di impresa, piccola e media, con l’inventiva, con il made in Italy, si salva solo ridando fiducia e forza al nostro tipico settore produttivo. La piccola e media impresa italiana, dal provvedimento sul quale oggi vi accingete a votare la fiducia, non solo non trae alcun beneficio e sollievo, ma addirittura subirà un ulteriore aggravamento della sua posizione.

Vedremo, purtroppo, ancora una volta - mi spiace essere facile Cassandra - pignoramenti di aziende e case. Vedremo ancora - lo temo - atti di autolesionismo da parte di chi non si vuole rassegnare; quando si vede togliere la propria casa o si vedono porre i sigilli alla propria azienda, si vive un senso di fallimento pieno, un fallimento che prescinde dalle proprie scelte. Oggi il contrasto morale che vorrei che l’Assemblea ascoltasse e sentisse come proprio è lo scoramento che vive la nostra società imprenditoriale rispetto a un declino, una decadenza, un fallimento delle proprie aziende, dovuto non a un errato calcolo sulla propria strategia aziendale, non alla propria incapacità - motivo per cui ci potrebbe essere anche rassegnazione - o a errori commessi nella conduzione della propria azienda, no. Il problema è vedersi fallire, perdere di competitività e capacità economica a causa di un sistema che uccide le piccole e medie imprese. E in questo sistema rientra anche quello fiscale, quello del settore bancario e dell’accesso al credito. Ebbene, contro questo sistema, non solo il Governo non dà alcuna arma e alcuna possibilità di lotta, ma addirittura ci si associa. Questo è un Governo che avverte e sostiene le sensibilità che provengono dal mondo finanziario e bancario, dal mondo delle produzioni multinazionali, completamente sordo alle esigenze della nostra struttura imprenditoriale e ai richiami e all’importanza che per un Paese hanno lo sviluppo e il sostegno delle nuove generazioni.

Per questo motivo voteremo no alla fiducia posta sul provvedimento in esame.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:01