A pedate nel sedere

Iniziamo con un nome ed un cognome: quello dell’ingegnere Cristina D’Angelo, dallo scorso novembre a capo del Comando provinciale di Campobasso dei Vigili del fuoco. Ebbene, la D’Angelo non è stata ancora sostituita nel suo precedente incarico: quello di direttore della Protezione civile di Roma. La Capitale ha un coordinatore ad interim di un importante settore operativo di quella che è ancora (nonostante la sindaca Virginia Raggi) la Capitale d’Italia. Per la cronaca l’incarico è stato provvisoriamente (si fa per dire, considerando che sono già trascorsi due mesi) affidato a Diego Porta che, nel suo ruolo di comandante generale della polizia locale, ha già di suo tanto da fare.

Continuiamo con Sergio Pirozzi, eroico sindaco di Amatrice, che l’altro giorno ha dichiarato senza peli sulla lingua che “l’emergenza al momento è la neve. Il sindaco vive la sua terra 365 giorni l’anno, sa che fino a determinate altezze di neve gli spazzaneve aprono le strade; abbiamo bisogno delle turbine, servono le turbine per allargare le strade. Qualche turbina della Provincia di Rieti era ai box in quanto guasta. Mi verrebbe voglia di prenderlo per le orecchie e scartarlo come una caramella chi non ha messo in sicurezza il mezzo prima”.

Purtroppo tra ritardi, burocrazie ed omissioni amministrative, i rimedi (anche i più immediati) alle emergenze del Paese risultano inefficienti. Se per ricostruire una stalla sono necessari tre appalti diversi qualcosa non funziona: e la stalla in questione, per la cronaca, non è stata ancora ancora completata! Intanto gli animali muoiono sotto la neve…

Altro che “scartare come caramelle”: ci permettiamo, anche un po’ volgarmente, di ritenere che un definitivo calcio in culo nella terga dei soggetti incapaci, qualsiasi ruolo essi ricoprano, sia necessario.

L’emergenza riveste di per sé qualcosa di inaspettato: perché è vero che nelle zone dell’Italia Centrale interessate dalla tragedia neve/terremoto le nevicate sono fenomeni previsti e prevedibili. Ma nessuno poteva immaginare che le stesse, così come i sismi, avvenissero con intensità tali che non si ricordavano dalla fine degli anni Cinquanta. Così come non si può pensare che certe operazioni di primo soccorso possano essere effettuare “a mani nude”, mentre i mezzi potenzialmente utilizzabili sono fermi perché non sono state effettuate le manutenzioni ordinarie.

Aggiornato il 07 aprile 2017 alle ore 18:02