Quando il Pd attaccò Silvio Berlusconi

Eppure con il terremoto a L’Aquila Silvio Berlusconi si prese dal “Pd e colleghi” ogni sorta di critica, attacco, insolenza. Roba da matti.

Qui non si tratta di essere gli “sciacalli della penna”, ma di guardare in faccia la realtà e testimoniarla. Perché Paolo Gentiloni, ora, e Matteo Renzi, prima, non hanno chiesto subito l’intervento massiccio di tutte le forze armate? E ammesso, perché da agosto non ci ha pensato da sola la ministra Roberta Pinotti?

Si risponderà che l’Esercito è intervenuto con tempestività sin dal primo evento drammatico dell’estate scorsa. Risposta scontata ma colpevolmente insufficiente. Noi stiamo parlando di un intervento massiccio, vasto, con quantità di mezzi e di uomini nella misura massima possibile in grado di affiancare la Protezione civile e tutte le Forze dell’ordine impegnate nelle zone terremotate.

Era chiara sin da subito la drammaticità della situazione; da agosto era chiara la difficoltà di un teatro tanto vasto quanto frazionato fra monti e colline. È vero che gli eventi tellurici si sono replicati dopo l’estate e fino all’altro giorno in modo tristemente inaspettato per magnitudo e numero, ma non basta per giustificare tutto.

Era chiaro che con l’arrivo dell’inverno ci sarebbe stata la neve, per questo bisognava che il Governo si attrezzasse per evitare che si accumulasse a metri e metri come accade al Polo. Per questo bisognava molto prima di ora disporre in ognuno di quei luoghi, anche il più isolato, mezzi e personale in grado d’intervenire al primo fiocco di neve o chicco di grandine. È così che si evita che dieci centimetri diventino metri e che le strade, i tratturi, le vie, si trasformino in una steppa ignota e impercorribile. Per non parlare delle case e degli alloggi; con la tecnologia attuale in tre mesi si tirano su palazzine intere antisismiche. Del resto, che piaccia o meno, Berlusconi così fece per L’Aquila e migliaia di persone furono sistemate in case attrezzate ad hoc.

Sia chiaro un plauso, un grazie, un encomio straordinario a tutti gli uomini della Protezione civile, dei Vigili del fuoco, delle Forze dell’ordine e del volontariato che da agosto sono incessantemente all’opera. Qui non si tratta di loro, che anzi sono il più nobile esempio della volontà, del coraggio e della solidarietà italiana. Si tratta delle scelte, degli indirizzi e dei provvedimenti che un Governo, dopo un evento drammatico, deve saper adottare dal primo istante. Si tratta di errori e di sottovalutazioni che in un Paese come il nostro, altamente sismico, che nel tempo ha pianto tanto per simili tragedie, non si può e non si deve più permettere.

Perché non si è fatto subito un decreto speciale che scavalcasse concessioni, autorizzazioni, veti, ordinanze di qualsiasi livello, per iniziare subito la ricostruzione? Perché per decreto non si è presa un’area adatta e prossima ai luoghi dove edificare immediatamente nuove case in grado di dare un tetto sicuro e adeguato alla gente, salvo andare dopo a discutere tutto il resto? Perché non si è mobilitato in massa l’apparato militare?

Eppure, anche non volendo il confronto viene automatico, per gli immigrati sono intervenuti e intervengono tutti i giorni Marina, Aeronautica ed Esercito con navi, aerei e mezzi speciali in una quantità che ci costa miliardi di euro l’anno.

Ecco perché qui non si tratta di essere “sciacalli strumentali”, ma di testimoniare i limiti e le inspiegabili disattenzioni che sono sotto gli occhi di tutti. La gente di quei luoghi colpita e ferita negli affetti e nelle cose non deve e non può aspettare oltre, anzi non avrebbe dovuto nemmeno aspettare ciò che sta drammaticamente aspettando. Serve una mobilitazione eccezionale senza tetti di spesa, di vincoli, di burocrazia locale e centrale, per restituire a tutti i terremotati una casa e una vita quotidiana in tempi brevissimi. Tutto il resto si farà, si vedrà dopo, si potrà ricostruire.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:45