Continuavano a... chiamarlo Zio Michele

Continuano tuttora. Imponendoci questa macabra appendice ammiccante della tivù del dolore ogni giorno su programmi tipo “La vita in diretta”. Che addirittura adottano una specie di logo sulla striscia sottostante l’immagine, quella che sottolinea i momenti che si vorrebbero “salienti” della trasmissione. Tipo: “In attesa di zio Michele”. Con tanto di inviato fuori della casa di questo signore che alla fine deve risultarci familiare intorno all’ora di pranzo. Mentre vaghiamo tra uno smartphone e un computer, tra un fornello e un pensiero sulla crisi. Soli, prigionieri di una specie di menopausa dell’immaginazione che fa da amplificatore a un immaginario stereotipato.

La prima cosa che uno pensa, sentendo questo “vezzeggiativo” ossessivo che trasforma idealmente “zio Michele” in un personaggio da commedia dell’arte dei talk-show dell’ora pranzo, è questa: zio Michele, de che? Ma è mio zio? È lo zio di qualcuno in studio su Rai uno? È lo zio d’Italia? O un personaggio che persino Roland Barthes avrebbe avuto difficoltà a incasellare nei famigerati “Miti d’oggi”?

Niente, interrogato, il giornalista non rispose. “Zio Michele” e basta. Prendere o lasciare. Lo studio televisivo, s’intende. E con esso la stessa vita di relazione. Ci sono persone che ritengono credibili le altre persone o le cose o i fatti solo perché “l’ha detto la televisione”.

“Zio Michele” l’ha detto la tivù e tanto basta. Poi uno potrebbe andare alla radice di “zio Michele”, ricordando le ore di diretta del mancato salvataggio di Alfredino Rampi a Vermicino nel giugno del 1981. Cioè il primo motore immobile della tivù del dolore, quella senza lieto fine possibile, che poi troverà la sua apoteosi nella promozione mediatica della “mamma di Cogne”. Quella che è sempre incinta, come direbbero i parodiatori dei detti popolari.

Comunque è una battaglia impari: il concetto di “zio Michele” ormai è passato e non c’è più niente da fare. Qualcuno a “La7” ha ipotizzato pure che abbia lanciato la moda del cappellino da pescatore. Contenti loro. Contenti tutti. Anche noi siamo contenti?

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:44