Matteo Renzi perde il pelo ma non i vizi

sabato 25 febbraio 2017


Ero convinto che bugie e stupidaggini che Matteo Renzi andava seminando fossero la conseguenza del panico che lo aveva preso quando s’era accorto che la sfida arrogante della riforma costituzionale e del relativo referendum era stato un errore per il quale rischiava di rimetterci il pelo. Ha perso. Il pelo. Lo ha perso anche se sono tanti quelli che si affannano a mettergli sulle spalle costose pellicce perché ciò non appaia troppo evidente.

Ma sbagliavo: Renzi ha per bugie e stupidaggini una propensione incontenibile, in qualsiasi situazione. L’altro giorno s’è avuta la notizia che era partito per gli Stati Uniti d’America. Per la California. Che non si trattasse di un’auspicabile emigrazione e che non fosse il caso che qualcuno gli cantasse “Mamma mia dammi cento lire che all’America voglio andar – Chi sa quando, chi sa quando ritornerò”, era evidente e non solo perché non aveva bisogno delle cento lire per saltare di là dell’Atlantico. Qualcuno del suo partito ha lamentato che quello fosse uno sfregio, un’alzata arrogante di spalle per quello che bolle in pentola nel Partito Democratico. Fatti loro.

Ma Renzi, che ha perso il pelo (e la faccia) ma non il vizio di dire disinvoltamente bugie, ha voluto rassicurarci (?) che in America, “nella cosa, nella California” come diceva Cocco Bill, il personaggio del bellissimo fumetto di Jacovitti, ci va “per studiare il modo di combattere il populismo”. Ho subito pensato a un mio collega avvocato di provincia, che, quando fu varato il “nuovo” (nato vecchio) Codice di procedura penale e i soliti cretini dei giornali scrivevano “arriva Perry Mason”, mi confidò “bisognerà andare un po’ in America a vedere come funziona...”. Mi venne subito da ridere, ma riuscii a consigliarlo di comprarsi e di leggersi un paio di buoni libri, cosa molto più idonea a quello scopo. Mi rispose: “E già, però io non conosco l’inglese...”.

Ora l’ex boy scout può certo andare dove gli pare. Io gli consiglierei di non avvicinarsi troppo alla residenza di Hillary Clinton ma, ripeto, fatti suoi. Quelli che non sono solo fatti suoi, sono probabilmente i maneggi con personaggi più o meno bancari, americani e non, i supporters della sua avventura costituzional-referendaria, i rapporti con personaggi, esponenti politici e magnati della finanza, Americani e d’altri Paesi (compreso il nostro!). È probabile che questa settimana in California serva a Renzi per rinnovare certi legami con personaggi di cui deve aver sentito venir meno la stima e l’appoggio. Interessante saperne di più. Ma se ne può, comunque fare a meno.

Ma che ci venga a dire che lui va in America, parla con quelli che se ne intendono e si fa dare “la ricetta per combattere i populismi” così che, poi, torna in Italia e metta le cose a posto, questa non è solo una bugia: è una scemenza. E anche grossa. Tanto è una scemenza che non è nemmeno una bugia, che, per essere tale, deve potersi dare a bere a qualcuno, magari il più fessacchiotto della compagnia. Questa non la dà a bere a nessuno. E c’è da aggiungere che, se ritiene il contrario, è convinto che gli italiani siano una manica di imbecilli. Sissignori. Renzi non sfoderò bugie e scemenze perché si sentiva mancare la terra sotti i piedi prima del referendum. È la sua natura. Il suo mestiere. È un vizio di cui non riesce a liberarsi, anche se si decidesse di buttar via tutto il pelo che gli è rimasto addosso. Ma c’è qualcuno peggio di lui: i giornalisti che, sentendo certe parole, non lo hanno mandato a quel paese (che non è la California). E tra i giornalisti quelli de “La Stampa” di Torino (e della Fiat), che hanno addirittura fatto un titolone di prima pagina (che è andato su tutte le rassegne stampa) su questa stupidaggine.

Questa è la stima che certa gente ha di noi. Non dimentichiamolo mai.


di Mauro Mellini