Emergenza rifiuti   a Roma e nel Lazio

La situazione critica della gestione dei rifiuti era nota da tempo a Regione e Campidoglio, sin da quando hanno chiuso Malagrotta senza individuare una discarica di servizio e senza costruire l’impiantistica necessaria a chiudere il ciclo in maniera virtuosa, a partire dal termovalorizzatore.

D’altra parte lo stesso Governo con il Dpcm del 10 agosto del 2016, il cosiddetto “sblocca inceneritori”, ha inserito proprio il Lazio tra le Regioni che hanno un urgente bisogno di impianti, prevedendo non solo il termovalorizzatore di Malagrotta, oltre ai due di San Vittore e Colleferro, ma anche un quarto impianto in grado di smaltire 210mila tonnellate l’anno.

Regione e Campidoglio si oppongono al decreto del Governo dichiarando che non c’è bisogno di nuovi impianti, ma ad oggi del piano regionale dei rifiuti, annunciato per proporre soluzioni alternative, non c’è traccia e i rifiuti di Roma continuano ad andare in giro per l’Europa con il serio rischio che presto sia riaperta l’infrazione europea appena chiusa. Con l’aggiunta che nella Capitale ormai l’emergenza rifiuti sta diventando un fatto strutturale e che la tariffa che i romani pagano è la più alta, pari a 250 euro rispetto alla media nazionale che è di 217 euro.

Secondo gli ultimi dati Ispra del 2015, Roma Capitale produce 1.681.245 t/a di rifiuti, con una raccolta differenziata pari al 38,8 per cento, e circa 1.028.922 t/a di indifferenziato, che con l’aggiunta dei rifiuti di Fiumicino, Ciampino e Città del Vaticano, arriva a un totale di 1.122.522 t/a da trattare, pari all’incirca a 3mila t/g. Con la differenziata la produzione della frazione organica (umido) è pari a 200mila t/a, ma l’impianto Ama di Maccarese ha una capacità pari a 30mila t/a, per cui oltre 170mila t/a di rifiuti dal sito di trasferenza di Maccarese devono essere portati a Pordenone. Non capisco perché il sindaco di Fiumicino protesti con la Regione, che gli dà ragione, per chiudere il sito di trasferenza dell’umido quando i rifiuti di Fiumicino vengo portati a Roma per essere trattati negli impianti di Tmb.

A Roma ci sono quattro impianti di Tmb, due di Ama e due di Colari, con una capacità complessiva di trattamento pari a 935mila t/a (3mila t/g) e quindi con un deficit pari a 187.522 t/a (601t/g) di rifiuti che devono essere portati in altri impianti fuori regione per essere trattati.

Gli impianti di trattamento producono complessivamente, secondo i dati della Regione, circa 420mila t/a di combustibile da rifiuti (cdr) e 510mila t/a di scarti e fos. Roma non ha né il termovalorizzatore né la discarica di servizio, per cui il cdr viene portato in parte al termovalorizzatore di San Vittore e in parte in impianti all’estero e così la fos e gli scarichi della lavorazione vengono portati in discariche all’estero.

Come si vede da questi numeri, la carenza impiantistica è strutturale. Roma ha bisogno rapidamente e senza perdere altro tempo del termovalorizzatore, come chiede anche il decreto del Governo, di una discarica di servizio, di impianti per l’umido, la cui produzione aumenta con l’aumento della raccolta differenziata, e di rafforzare gli impianti di Tmb perché, come è noto, gli impianti Ama non sono in ottime condizioni.

Regione e Campidoglio invece che litigare dovrebbero mettersi intorno ad un tavolo, assumersi le proprie responsabilità e soprattutto decidere.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:43