Mattarella e le “Italie parallele”

Durante la sua visita in Argentina il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha avuto modo di intrattenersi in svariate occasioni con i rappresentanti della comunità italiana ivi residenti. Dove per “residenti”, tengo a sottolinearlo, sono intesi i migranti italiani, soprattutto di seconda e oltre (in Argentina si arriva sino alla sesta) generazione.

Durante il suo ultimo incontro a Buenos Aires Mattarella, nel suo lungo ma intenso discorso alla comunità italiana, ha tra l’altro a detto: “Non c’è una sola storia d’Italia ma, accanto a quella del territorio nazionale, si è sviluppata una storia degli italiani, tante storie degli italiani, quante erano le comunità italiane trapiantate all’estero. La storia dell’emigrazione italiana è, prima ancora dell’Unità d’Italia, la storia unitaria del nostro popolo”.

Indubbiamente bellissime parole che trascendono dal significato dispersivo della migrazione dei popoli, mentre mettono in evidenza le comuni radici, le stesse tradizioni e cultura che hanno da sempre fatto degli italiani un solo popolo. È quella che il capo dello Stato ha definito la storia unitaria del nostro popolo. Ed è vero. Un popolo che fonda le sue radici nel campanilismo più radicale. Non esiste solo la differenza tra nord e sud, risalente alla differente impostazione sociale che lo “stato” di diritto di allora aveva imposto: da una parte il Regno Sardo Piemontese, dall’altra i Borboni. Nella nostra terra il sistema di vita di ogni regione, che a pensarci bene deriva dalle tradizioni locali (in particolare quelle culinarie) cui noi tutti teniamo, si differenzia al punto tale da generare culture ancora oggi estremamente diverse tar di loro, la cui comune matrice, e lo è divenuta con il tempo, è la lingua. Ma sono proprio queste “diversità” che hanno fatto l’Italia ed è proprio la differente estrazione territoriale che è la matrice della creatività tipica del nostro popolo, per la quale siamo ancora oggi conosciuti e “benvoluti” in tutto il mondo.

Se dal punto di vista sociale le storie parallele dei cittadini italiani in tutto il mondo (considerando anche coloro che hanno perso la cittadinanza ma non le proprie radici, di italiani nel mondo ce ne sono tanti quanto la popolazione italiana!) hanno fatto “la storia unitaria del nostro popolo” è altrettanto vero, però, che dal punto di vista politico tutto ciò ha significato da sempre una certa tendenza del cittadino italiano al tendere a valorizzare se stesso, le sue capacità, il suo credo, la sua cultura i suoi valori sociali, il suo senso di “libertà” nel rispetto della singola dignità dell’essere umano (di matrice prevalentemente religiosa). Il che significa, se vogliamo, anche una certa tendenza all’anarchia, la cui caratteristica fondamentale è ribellarsi al sistema per dare sfogo alle libertà individuali senza restrizioni. Un po’ quanto stanno realizzando i Cinque Stelle con la “senza politica” da loro proposta.

La chiave di lettura di Mattarella, per contro, volge al riconoscimento pieno della “storia unitaria del nostro popolo”. Un popolo che dopo duemila anno di bighellonaggio idealistico ha trovato la sua Unità grazie all’affermarsi di una visione liberale, liberista e laica della nostra nazione che ebbe in Camillo Benso di Cavour il suo massimo rappresentante.

In definitiva le parole di Mattarella sono dirette non solo agli italiani residenti all’estero, ma sono rivolte, in particolare maniera, soprattutto a coloro che vivono nei confini nazionali, affinché si ritrovi quella matrice liberale e liberista che abbia fatto da coagulo per l’allora formazione dell’Unità d’Italia e che, invece, oggi potrebbe proprio servire come nuovo aggregante delle infinite differenze del nostro essere italiani. L’Italia per uscire dall’impasse dei nostri tempi ha bisogno, un bisogno impellente, di liberare la creatività individuale dei singoli cittadini. Per giungere a questo esiste una sola strada da percorrere: meno Stato e maggiori libertà!

Aggiornato il 10 maggio 2017 alle ore 18:29