Il Cavaliere che non intende mollare mai

Che piaccia o preoccupi Silvio Berlusconi è stato e resta il vero e unico “special one” della politica italiana negli ultimi venticinque anni. Tralasciamo dunque il Silvio imprenditore che pure ça va sans dire, ha saputo inventarsi un impero dal nulla o quasi. Sia chiaro, questa non è e non vuole essere neanche lontanamente la solita piaggeria, in questi anni e non solo, abbiamo detto e scritto una moltitudine di critiche, anche severe, tanto al presidente quanto al dottore. Di sbagli, infatti, il Cavaliere ne ha fatti eccome, ma in fondo si sa, nessuno è perfetto. Ecco perché al netto del bene e del male trascorsi venticinque anni dalla sua discesa in campo, ci sentiamo di scrivere che nel panorama politico non solo nostrano, Berlusconi è uno “special one”.

Del resto basterebbe ricordare che ha bloccato la gioiosa macchina da guerra, ha inventato il bipolarismo, ha creato il centrodestra sdoganando alla democrazia compiuta Alleanza nazionale, ha introdotto in Italia un moderno pensiero di liberal democrazia. Sul piano internazionale Berlusconi poi ha assicurato all’Italia, negli anni di Governo, una capacità di dialogo e di confronto al pari e forse più di quella storicamente migliore. Il summit di Pratica di Mare del resto rimarrà nei libri come testimonianza delle grandi capacità di mediazione del Cavaliere.

Eppure contro Berlusconi in venticinque anni abbiamo assistito ininterrottamente alla “campagna contro” più veemente che a memoria si ricordi. Inutile fare l’elenco per ovvie ragioni di spazio, valga per tutti ricordare che la conclusione è stata la defenestrazione forzata da Palazzo Chigi nel 2011 e dal seggio al Senato successivamente. Nonostante ciò e nonostante gli annessi e connessi occorsi nel centrodestra in questi sei anni, oggi il Cavaliere è in sella più che mai e a ottanta anni suonati guida Forza Italia che con il suo quattordici, quindici per cento è assolutamente indispensabile.

Senza Forza Italia, piaccia o meno, non c’è alternativa al centrosinistra, a Grillo e a Renzi, senza il Cavaliere il centrodestra non esiste. Ecco perché diciamo che Silvio Berlusconi dovrebbe provarci ancora, davvero e senza titubanze e debolezze verso una larga intesa che sa più di sirena pericolosa che di opportunità per il Paese. All’Italia servirebbe più che mai riprendere il cammino verso un progetto liberal democratico, laico, repubblicano in grado di riformarla e rilanciarla. Solo così e solo avendo la forza per cambiare, fisco, giustizia, burocrazia, lavoro, privilegi, apparato pubblico e strapotere dell’Europa, l’Italia potrà tornare a vedere “quell’azzurro” che ci ha appassionati e coinvolti. In fondo, Silvio Berlusconi o meno, è proprio e solo questa l’Italia che “in mente” abbiamo sempre avuto.

Aggiornato il 24 giugno 2017 alle ore 14:53