Pensioni? i danni del cattocomunismo

venerdì 11 agosto 2017


Non è vero che sia impossibile bloccare o prorogare l’allungamento dell’età pensionabile, non è vero e lo sanno molto bene tutti quei soloni che vanno in giro a dire il contrario. È vero invece e anche questo l’establishment lo sa molto bene, che senza un intervento sui vergognosi privilegi acquisiti e sull’uso improprio della valanga di ammortizzatori, gli ultimi anziché beati, staranno sempre peggio.

Insomma, con la ridicola scusa dei cosiddetti “diritti acquisiti”, di cui la Costituzione non parla in nessun modo, mentre parla di uguaglianza e parità, continueranno a bastonare chi deve o dovrebbe andare in pensione. Del resto era noto bene che la stessa Legge Fornero portasse in sé profili chiari di incostituzionalità, ma pur di obbedire all’Europa si sono chiusi gli occhi. Quegli stessi occhi dai quali sono spuntate le famose lacrime del coccodrillo per la mazzata inferta agli incolpevoli pensionandi. Per farla breve anziché togliere, ricalcolare, rimodulare le ingiustizie, gli sperperi, gli abusi di un sistema previdenziale che i cattocomunisti per decenni hanno devastato, si è preferito procedere con la Fornero.

Ecco perché gli allarmi e le minacce sull’età del pensionamento nulla sono se non la testimonianza di un’ipocrisia politica che ha rovinato il Paese. Perché non si separa previdenza e assistenza? Perché non si riformano gli ammortizzatori oggetto di un vasto utilizzo improprio? Perché non si dispone un controllo a tappeto delle invalidità? Perché non si interviene sulle pensioni d’oro? Insomma, l’elenco delle voci oggetto di disparità, di cattivo e spesso truffaldino utilizzo, di spreco per mancanza di controlli, di benefici ingiustificati e costosi di alcuni rispetto a altri, è lunghissimo.

Eppure su tutto ciò non solo si fa finta, ma si continua a insistere con una giustificazione che nessun Paese normale accetterebbe. Ecco perché si sceglie sempre la via più ingiusta, più facile da attuare, quella insomma che vediamo e purtroppo subiamo. Del resto, se l’innalzamento dell’età fosse l’unica variabile per equilibrare i conti, meglio sarebbe trasferire l’erogazione in articulo mortis... La verità, cari amici, è che i signori cattocomunisti per decenni hanno fatto strame per motivi elettorali e clientelari della previdenza e della assistenza, così  come dell’intero apparato pubblico.

Vogliamo parlare delle scandalose baby pensioni varate dal Governo Rumor nel 1973 con il sostegno unanime del Pci, per favorire solo gli statali? Vogliamo parlare della Cassa integrazione che nel 1975 fu approvata dalla Dc e dal Pci, per rimediare ai problemi della Fiat e avviando la cosiddetta statalizzazione del debito e privatizzazione dell’utile? Vogliamo parlare delle invalidità allegre oppure facili, che per decenni specialmente al Sud si sono concesse? Vogliamo parlare dei privilegi assurdi di segmenti pubblici?  Bene, a proposito  andate a rileggere l’articolo su “la Repubblica” del 16 aprile 1997 dal titolo “Previdenza, la carica dei privilegiati” e capirete. Ecco perché le diffide e le minacce sul rischio di uno stop all’allungamento dell’età pensionabile sono ridicole rispetto alla realtà del problema.

La verità è che per decenni la scriteriatezza della politica cattocomunista ha rovinato i conti pubblici e segnato il futuro del Paese, ecco perché siamo ridotti allo stremo.

Per esclusivi motivi elettorali si è creato assistenzialismo, favoritismo, clientelismo, utilizzando a gogò le casse pubbliche e portando lo Stato a essere una macchina enorme, infernale, mangiasoldi, inefficiente. Gli intrecci tra politica e affari, la mala gestione, lo scarso senso dello Stato e una classe politica e dirigente mediocre ed egoista, hanno fatto il resto, ecco perché l’Italia si ritrova all’inferno e piena di debiti fino al collo. La cura di questa malattia ci sarebbe e c’è, ma non può essere affidata agli stessi cattocomunisti che l’hanno generata, oppure ai loro eredi che oggi la difendono e pontificano, costringendo gli italiani a pagarne le conseguenze.


di Elide Rossi e Alfredo Mosca