“Supernova”, il libro che racconta come il M5S raccolse l’eredità dell’Idv

Un giorno qualcuno dovrà pure riscrivere la storia patria degli ultimi quasi trent’anni. Da “Mani Pulite” nel 1992 alle successive evoluzioni del giustizialismo nel terzo millennio sino a oggi. Come minimo.

Con il libro “Supernova - Com’è stato ucciso il Movimento 5 Stelle” (StreetLib Editore) hanno dato un solido contributo il duo costituito da Marco Canestrari e Nicola Biondo. Gli autori. Si tratta di due persone che lavorarono a stretto contatto con Gianroberto Casaleggio e con il neo costituito gruppo parlamentare grillino alla Camera ai tempi dello streaming con cui venne ridicolizzato Pierluigi Bersani.

Entrambi, adesso esuli dal settario e autoritario movimento, che loro danno per defunto insieme allo stesso visionario Casaleggio senior, hanno spiegato a Radio Radicale in un’interista condotta da Massimiliano Coccia e Massimo Bordin, “di che lacrime grondi e di che sangue” il fin troppo mitizzato partito dell’“onestà, onestà!”.

A cominciare dalla sua genesi: una sorta di staffetta (forcaiola) indotta tra l’ex partito di Antonio Di Pietro, l’Italia dei Valori, e il nascente movimento del “Vaffa” grillino. Trait d’union proprio la Casaleggio Associati che lavorava per l’ex Pubblico ministero e che per dissapori di vario tipo, anche economici, prima propose la fusione con Beppe Grillo, poi abbandonò l’Idv per pompare mediaticamente il Movimento 5 Stelle.

Era nato qualcuno più puro che poteva epurare tutti. Anche Di Pietro. E finalmente vennero i risultati elettorali sempre mancati al partito delle forche fino a quel momento. L’intervista e il libro sono un lungo dipanarsi tra le meschinità di una improvvisata classe dirigente formata da i vari Di Maio, Di Battista, Fico, la Raggi eccetera che, stretta dalle regole che si era data e le ambizioni da rockstar coltivate dai singoli, andava a lamentarsi a ogni piè sospinto dei divieti di andare in televisione. “Telefonando ora a papà Grillo, ora a papà Casaleggio”.

Il personaggio che più viene preso di mira dagli autori è proprio il mitico “Dibba” che, mentre era in preparazione il famoso blitz grillino sui tetti di Montecitorio, rischiò di fare saltare tutto perché era chiuso in bagno a farsi i selfie che preannunciavano l’impresa. La base elettorale romana viene così definita: tassisti, movimenti periferici estremisti e sindcalisti di base dell’Atac. Altre storie poco edificanti narrate sono state quelle del giorno che una delegazione di ben otto persone venne ricevuta e liquidata da Enrico Letta, che credeva di trovarsi di fronte solo il capogruppo alla Camera e il suo vice e che invece dovette destreggiarsi con una specie di Terza C, e quella ancora meno encomiabile dei rimborsi per i referendum promossi dai Cinque Stelle nel 2008. C’era, infatti, a detta degli autori del libro, ma la storia era già nota, un contrasto tra come la vedevano a Milano quelli della Casaleggio Associati e come invece la interpretavano quelli del comitato referendario, che è anche un’istituzione di rilevanza costituzionale. Una volta iniziata la raccolta firme. Quando, depositate le firme in Cassazione, venne fuori la storia dei rimborsi, che l’impreparata classe politica grillina (ma anche i consulenti della Casaleggio) ignorava fossero dovuti, da Milano arrivò una proposta indecente: tutto andava gestito dal blog e da chi lo gestiva. Inoltre andava dichiarato che ogni spesa di raccolta firme era stata sostenuta dalla Casaleggio. Circostanze una inaccettabile e l’altra di “non verità”.

Altre curiosità riguardano le sedute di ipnosi di un specie di guru amica di Casaleggio imposte ai deputati neoeletti nei locali della Camera e i diktat contro i giornalisti di Casaleggio senior. Ma ci sono aneddoti a bizzeffe. Tragicomici. Una miniera inesauribile e inquietante.

Questo libro, che si può comprare anche su Amazon in formato digitale, è veramente da leggere prima di recarsi a votare per le prossime elezioni politiche. Perché questa anti politica, finanziata non si sa bene da chi, forse anche dall’estero, che ci ha fato digerire 25 anni di manette, di Antonio Di Pietro (oggi si dichiara pentito del giustizialismo perché pare si debba candidare in Toscana con il Pd) e oggi di Grillo, va fermata finché si è in tempo.

Non fossero bastati l’esempio di Roma e quello di Torino, e le tante storie di non democrazia di questo anti partito, la lettura di questo libro risulterà illuminante.

Aggiornato il 13 settembre 2017 alle ore 19:56