Torino, Appendino indagata per falso ideologico

Il sindaco di Torino, Chiara Appendino, è indagata dalla Procura del capoluogo piemontese per falso ideologico in atto pubblico in relazione al bilancio 2016. Il reato nell’ambito dell’inchiesta sull’area ex Westinghouse, per un debito “fantasma” di 5 milioni di euro verso Ream scomparso dal bilancio 2016. L’indagine era stata aperta nei mesi scorsi in seguito a un esposto dei capigruppo di opposizione Alberto Morano (lista Morano) e Stefano Lo Russo (Pd).

“Sono assolutamente serena e pronta a collaborare con la magistratura, certa di aver sempre perseguito con il massimo rigore l’interesse della Città e dei torinesi”. Così la Appendino commenta l’avviso di garanzia. “Desidero essere ascoltata il prima possibile al fine di chiarire tutti gli aspetti di una vicenda complessa relativa all’individuazione dell’esercizio di bilancio al quale imputare un debito che questa amministrazione mai ha voluto nascondere”.

L’inchiesta della Procura di Torino riguarda anche il capo di gabinetto, Paolo Giordana, e l’assessore al Bilancio, Sergio Rolando. L’ipotesi è che dal bilancio di Palazzo Civico sia stato espunto un debito di 5 milioni verso la società Ream. Un’operazione che sarebbe maturata all’insaputa dei revisori dei conti, i quali, a luglio, a loro volta hanno inoltrato una segnalazione in Procura. Le indagini hanno preso in esame la delibera, approvata il 16 dicembre dal Consiglio comunale con il solo voto favorevole del Movimento 5 Stelle, che dava il via libera a una variazione del bilancio di previsione finanziaria 2016-18. Nel documento il debito da 5 milioni non figurava. Secondo gli autori delle denunce, però, almeno dieci giorni prima Ream aveva fatto presente alla Città di Torino, con una lettera indirizzata formalmente al sindaco Appendino, che intendeva rinnovare, come già aveva fatto nel 2014 e nel 2015, la richiesta di restituzione della somma.

Aggiornato il 18 ottobre 2017 alle ore 11:27