L’Italia è una Repubblica fondata sui Comuni. Il suo è un attacco al centralismo, allo statalismo che troppo spesso conducono il gioco e strangolano le nostre comunità. Il Belpaese esce a fatica dalla crisi e un partito, Forza Italia, è pronto a governare, portandoci fuori dalle macerie di questi anni.

Ecco gli spunti di riflessione che il responsabile per gli enti locali, Marcello Fiori, ci regala nell’intervista. Il 10 novembre, a Roma, in viale Manzoni 1 (Auditorium Antonianum dalle 9,30 alle 17), si terrà la conferenza nazionale degli amministratori locali azzurri e in questo luogo si affronteranno temi importanti per i cittadini italiani. “L’esperienza, la competenza e la passione di migliaia di amministratori a confronto sulle emergenze del nostro Paese: sicurezza, immigrazione, crisi economica, lotta alla povertà, protezione sociale, recupero dei centri storici e delle periferie”. Un incontro liberale per ridare voce agli individui. Il cuore pulsante della nostra società.

Di cosa si parlerà il 10 novembre a Roma?

Si terrà la conferenza nazionale degli amministratori locali di Forza Italia. Parteciperanno 6mila amministratori locali che il partito ha sul territorio. Si discuterà delle emergenze italiane dal loro punto di vista.

Quali sono le problematiche che affronterete?

Il primo tema riguarda la riduzione dell’oppressione burocratica e fiscale che grava sulle piccole e medie imprese. Sulle aziende e sulle professioni. In sostanza, quello che possono fare i sindaci per ridurre questa pressione, perché molto dell’apparato burocratico e fiscale locale dipende dal loro impegno. Il secondo tema è quello della sicurezza. Sicurezza intesa come sicurezza delle persone e dei territori. Terzo tema è la libertà di scelta degli individui di fronte ad alcuni valori fondamentali come la salute e l’educazione: come costruire una società liberale in cui a decidere è il cittadino e non l’istituzione. Il quarto tema è come creare le condizioni migliori per gli investimenti delle aziende sui territori. Come facilitare gli investimenti e come combattere tasse e burocrazia. Quinto tema, la lotta alla povertà e ai disagi. In Italia ci sono 15 milioni di persone che sono povere e che fanno fatica a mettere insieme il pranzo con la cena. Questa responsabilità è spesso scaricata sui sindaci. Quindi quali sono le misure concrete che possono adottare per migliorare le condizioni di queste famiglie. Ultimo tema in programma: la ricostruzione sia materiale che ideale delle comunità colpite dal terremoto. Paesi che rischiano lo spopolamento e l’abbandono.

Forza Italia riparte dal territorio, ma è pronta a reggere la sfida elettorale?

In questi anni abbiamo costruito nei territori una classe dirigente importante. Abbiamo centinaia di sindaci, 6mila amministratori, consiglieri comunali e regionali. Abbiamo costruito una squadra che ogni giorno si misura con i problemi veri dei cittadini ed è costretta a dare soluzioni. Vede, un sindaco non si può nascondere. Soprattutto nei piccoli comuni è un’autorità a cui tutti si rivolgono. Si tratta di una classe dirigente competente, appassionata e che ha buon senso. Con queste persone si può tornare a vincere anche le elezioni politiche.

Si parla di “Patto dell’arancino”. Pensa che un centrodestra unito possa vincere le elezioni?

Il tema non è avere un centrodestra unito o no. Il tema è avere una classe dirigente capace che riesca a intercettare i problemi dei cittadini italiani. Io credo che il Movimento 5 Stelle sia un partito considerato incompetente e inaffidabile. Il Partito Democratico governa ormai da diversi anni e ha mostrato di non essere in grado di portare il Paese fuori dalla crisi. L’unico partito in grado di affrontare i problemi veri dei cittadini e delle imprese è il centrodestra. Ma dietro il centrodestra deve esserci un ruolo guida di Forza Italia con contenuti moderati che parlano al cuore della gente e, soprattutto, della classe media.

Siete pronti a governare?

Credo di sì. Si è pronti se si hanno programmi e classe dirigente. Noi crediamo di averli.

Quali saranno gli ospiti all’evento del 10 novembre?

Concluderà i lavori Antonio Tajani, presidente del Parlamento europeo. Ci saranno tutti i leader del partito da Paolo Romani a Renato Brunetta. Ci saranno gli europarlamentari, tutti i nostri sindaci più importanti. Tutti i nostri vertici dell’Anci. Ci saranno i consiglieri regionali, ci sarà anche Giovanni Toti. Rimetteremo insieme tutte le anime di Forza Italia per confrontarci sui problemi e sui contenuti. Secondo me dobbiamo parlare meno di schieramenti, di leadership, di cose di cui agli italiani non importa nulla. Ma dire, invece, come uscire dalla crisi economica, come creare occupazione, come pagare meno tasse, come avere città più sicure.

Sulla vostra locandina si parla di rivoluzione, ce la può spiegare?

L’Italia esce dalla crisi non grazie a piccoli aggiustamenti. Serve una rivoluzione. Sulla locandina parliamo di Rivoluzione comune. Parleremo di come cambiare l’Italia rivoluzionando e partendo dall’ente locale. Dall’ente più vicino ai cittadini.

Un esempio?

Ad esempio abbiamo bisogno di una delegificazione. Abbiamo un Parlamento che viene attaccato perché fa poche leggi, ma in Italia ce ne sono troppe. Ci batteremo per ridurle, semplificando la vita dei cittadini e delle imprese. Uno dei motivi per cui in Italia si produce e si investe poco è perché ci sono troppe norme, troppi livelli di competenza, troppi poteri, troppa confusione. Mediamente una causa civile tra un’impresa e la Pubblica amministrazione dura 7 o 8 anni. Nessun imprenditore che voglia investire in Italia di fronte a questa prospettiva lo farà. Servono meno leggi e più trasparenza.

Come si fa a ridare forza ai territori?

Facendoli contare. Intanto facendo in modo che il Parlamento possa mandare rappresentanti veri nei territori. Noi ci siamo battuti a lungo perché i sindaci nei comuni sopra i 20mila abitanti tornino a essere candidabili come parlamentari. E questo sarebbe un fatto molto importante. Seconda cosa, che questa classe dirigente venga considerata nelle scelte importanti del paese. Spesso c’è una politica lontanissima dai territori e che non è in grado di prendere le decisioni che servono. L’esempio del terremoto che ha colpito il centro Italia è clamoroso. C’è un governo lontano dai territori che vuole far ricominciare a pagare le tasse a imprese che quasi non esistono più e non sono in grado di produrre nulla. Senza stabilimento e senza pubblico di consumatori.

Da responsabile di Forza Italia degli enti locali, cosa pensa della legge sui piccoli comuni del Partito Democratico?

Intanto non è la legge del Pd. Abbiamo contribuito in modo determinante a votarla. È un piccolo, modestissimo passo verso la direzione giusta. Ma se le dico che in Italia abbiamo 6mila piccoli comuni e le risorse finanziarie sono meno di 100 milioni, vuol dire che è una legge che non produrrà mutazioni importanti. Però questo è importante anche nell’ottica dei referendum di Lombardia e Veneto. L’Italia è l’Italia dei comuni, non l’Italia delle regioni. Se non si rafforzano gli strumenti di potere e di governo dei sindaci delle piccole comunità, il nostro Paese non esce dalla crisi. Nei piccoli comuni si nascondono le eccellenze italiane, c’è una produzione agricola di qualità, prodotti di artigianato, bellezze artistiche. Lo sviluppo dell’Italia passa dai piccoli comuni dove vivono circa 12 milioni di persone.

Come vede il futuro di Forza Italia?

Se si faranno le cose di cui abbiamo parlato noi in questi minuti, lo vedo roseo. Vedo Forza Italia come l’unica forza politica in grado di avere un’idea di Paese, di Paese unito, coeso. Senza strappi e che sia in grado di governare la crisi e di far crescere l’Italia.

Aggiornato il 06 novembre 2017 alle ore 16:55