L’Antitrust boccia l’equo compenso e la “tassa Airbnb”

martedì 28 novembre 2017


Bocciatura senza appello da parte dell’Antitrust per le norme sull’equo compenso contenute nel Dl fiscale. In una segnalazione ai presidenti delle Camere e al Premier, il Garante sottolinea che l’equo compenso “in quanto idoneo a reintrodurre un sistema di tariffe minime, peraltro esteso all’intero settore dei servizi professionali, non risponde ai principi di proporzionalità concorrenziale” e si pone “in stridente controtendenza con i processi di liberalizzazione” che hanno riguardato anche “il settore delle professioni regolamentate”. “La norma, nella misura in cui collega l’equità del compenso ai paramenti tariffari contenuti nei decreti anzidetti, reintroduce di fatto i minimi tariffari, con l’effetto di ostacolare la concorrenza di prezzo tra professionisti nelle relazioni commerciali con tali tipologie di clienti”, si legge nella segnalazione, che commenta positivamente l’approvazione della legge annuale per la concorrenza, ma “osserva con preoccupazione” due temi presenti nel Dl fiscale che “sembrano segnare un’inversione di tendenza” nel processo pro-concorrenza: l’equo compenso, appunto, e la riforma della raccolta dei diritti d’autore. Con l’equo compenso, in particolare, secondo l’Antitrust, così “viene sottratta alla libera contrattazione tra le parti la determinazione del compenso dei professionisti (ancorché solo con riferimento a determinate categorie di clienti)”, mentre “sarebbero i newcomer”, gli ultimi arrivati sul mercato delle professioni, “ad essere pregiudicati dalla reintroduzione di tariffe minime” perché “vedrebbero drasticamente compromesse le opportunità di farsi conoscere sul mercato e di competere con i colleghi affermati”. Allo stesso tempo, “la reintroduzione di prezzi minimi cui si perverrebbe attraverso la previsione ex lege del principio dell’equo compenso finirebbe per limitare confronti concorrenziali tra gli appartenenti alla medesima categoria, piuttosto che tutelare interessi della collettività”, scrive ancora l’Autorità guidata da Giovanni Pitruzzella.

Dure critiche anche nei confronti della cosiddetta “tassa Airbnb”, cioè la cedolare secca sugli affitti brevi al 21 per cento introdotta con la manovra bis, che “appare potenzialmente idonea ad alterare le dinamiche concorrenziali tra i diversi operatori, con possibili ricadute negative sui consumatori finali dei servizi di locazione breve”. Pur riconoscendo che l’obiettivo della norma è “contrastare il fenomeno dell’evasione”, l’Autorità Antitrust prende posizione sul tema in una segnalazione ai presidenti di Camera e Senato, al ministero dell’Economia e all’Agenzia delle Entrate. La tassa sugli affitti brevi prevede tra l’altro che gli intermediari immobiliari - che siano portali on-line o agenzie tradizionali attive nel mercato degli affitti turistici - raccolgano le tasse dovute dai proprietari di casa e trasmettano i relativi dati all’Agenzia delle Entrate. Nella segnalazione, l’Autorità afferma che la lotta all’evasione potrebbe essere perseguita “altrettanto efficacemente con strumenti che non diano al contempo luogo a possibili distorsioni concorrenziali nell’ambito interessato”. Tra l’altro, rileva ancora l’Antitrust, la norma rappresenta “un unicum nell’ambito del panorama europeo”. In particolare, scrive l’Autorità, la misura rischia di “scoraggiare, di fatto, l’offerta di forme di pagamento digitale da parte di piattaforme che hanno semplificato e al contempo incentivato le transazioni on-line, contribuendo a una generale crescita del sistema economico”. Il rischio è dunque che si alteri la concorrenza tra i gestori dei portali telematici, “a discapito di coloro che adottano modelli di business fortemente caratterizzati dal ricorso a strumenti telematici di pagamento”. E secondo l’Autorità, questo “potenziale minor ricorso delle piattaforme telematiche a forme digitali di pagamento nell’ambito delle locazioni brevi potrebbe penalizzare i consumatori finali, conducendo a una minore ampiezza e varietà dell’offerta, nonché avere un possibile impatto negativo sulla domanda stessa”. L’Antitrust auspica infine che i suoi rilievi - non vincolanti - “siano tenuti in adeguata considerazione” in particolare in riferimento alle norme sugli affitti brevi e “in occasione dei futuri interventi normativi” sull’economia digitale.


di Redazione