De Bortoli cade dal pero

martedì 5 dicembre 2017


Sembra che Ferruccio de Bortoli sia caduto dal pero per aver scoperto quanto gli italiani siano “illusi e ingannati” dalla politica. Ovviamente sembra, perché l’acuto ex direttore del Corriere della Sera sa bene che i cittadini, da sempre, sono stati oggetto di ipocrisie, ambiguità e tranelli. Dunque, l’esempio che de Bortoli descrive nell’editoriale di domenica scorsa, relativo al caso in cui la Finanziaria fosse approvata, è solo l’ultimo di una serie ultradecennale di esempi a carico della gente. Del resto, è solo di pochi giorni fa il richiamo del vice presidente della Commissione europea, Jyrki Katainen, sulla necessità che agli italiani si dica la verità sullo stato di salute del Paese.

Eppure contro Katainen anziché l’applauso per l’ovvietà, è scattato il coro delle critiche ipocrite per “l’intromissione” negli affari italiani, da parte della maggioranza, del Governo e di un bel pezzo dell’informazione. Se tanto ci dà tanto, anche contro l’autorevole ex direttore avrebbero dovuto piovere smentite e strali, eppure, non ci risulta (fortunatamente). A questo punto delle due l’una, o Katainen aveva e ha ragione, oppure con de Bortoli si è fatto finta di non vedere.

La verità, cari amici, è che sia il vice presidente della Commissione europea e sia il noto giornalista dicono bene; agli italiani spesso, troppo spesso, si nasconde la realtà, oppure la si mistifica con un po’ di zucchero filato per tenerli buoni. Ecco perché anche questa legge di stabilità punta al consenso piuttosto che alla riduzione dei problemi concreti del Paese. Non è vero, infatti, che l’Italia sia uscita dal tunnel, che il benessere sia pronto a invadere il Paese, che la crescita sia forte e strutturale. Non solo questo, ma non è vero nemmeno che ci sia bisogno di ulteriori decine di migliaia di statali, che i bonus funzionino, che il debito sia in discesa, che sulle pensioni sia stata fatta giustizia ed equità.

Insomma, non è vero quasi niente di ciò che ci dicono e la realtà si tocca con mano tutti i giorni del calendario. L’apparato pubblico è enorme, inefficiente e un po’ furbetto (per non dire peggio), i servizi non funzionano, la giustizia neanche, il fisco è un groviglio di follie, il debito resta stellare e l’occupazione stabile latita. Ecco perché gli italiani, o almeno quella parte che ancora crede alla politica, vengono illusi oppure ingannati sullo stato dell’arte. Su questo tema resta però una certezza, che la quantità di gente disposta ad abboccare alle chiacchiere dei governi sia fortunatamente in via d’estinzione. Per questo sale la protesta, la sfiducia, il malumore, l’astensionismo, per questo i grillini sono il primo partito. Del resto basterebbe vedere quanto, dal Governo Monti in poi, i Cinque Stelle siano cresciuti elettoralmente. Sono bastati sei anni, quattro governi e quattro premier, quattro maggioranze trasformiste, quattro esperienze ambigue, devastanti e incoerenti, per far crescere i pentastellati vicino al 30 per cento.

Questo è il risultato delle bugie, degli inganni e delle illusioni sulle necessità del Paese e sui rimedi che servirebbero. Bene, tra qualche mese si tornerà al voto e forse allora a cadere dal pero, fragorosamente, saranno tutti quei politici di cui il Paese non ha proprio bisogno e non sentirà la mancanza.


di Elide Rossi e Alfredo Mosca